“Piazza Palermo è un’opera egoistica”. Esordisce così, scherzando, l’artista Antonello Blandi parlando del suo ultimo lavoro, che lo ha tenuto impegnato per quasi un anno. Un lavoro che, al contrario, rappresenta un vero “inno all’amicizia“.
Mentre “Ballarò”, sette anni fa, è nata per caso, per riempire i vuoti del mercato storico del capoluogo in cui gli avventori senza nome erano pochi, in “Piazza Palermo” Blandi sceglie consapevolmente di immortalare gli amici più cari, ma anche molti conoscenti, “per il piacere di vederli tutti insieme”. Tutte quelle persone che in un modo o nell’altro hanno fatto o fanno ancora parte della sua vita quotidiana. E sono moltissime: 376. Un numero, questo sì, casuale. Perché in realtà ne sono rimaste fuori almeno una quarantina. Il motivo? “Solo una questione di spazio”, spiega.
Impossibile non perdersi tra quei volti. Dagli imprenditori, ai politici, dalle icone di Palermo, di ieri e di oggi, agli “stranieri” che, un po’ anche grazie a Blandi, si sono innamorati della Sicilia. Tutti rigorosamente disegnati a mano a partire da una fotografia. I profili neri marcati mettono in evidenza le caratteristiche somatiche: “Non nascondo che più di una persona mi ha chiesto di eliminare qualche ruga o zampa di gallina. E sono stati più gli uomini che le donne”, svela Blandi. Gli unici ad essere rappresentati da ventenni sono i genitori dell’artista: “In Ballarò li ho ritratti ai giorni nostri. Stavolta, sono due picciutteddi“. La categoria più presente è costituita da chef, cuochi, pasticcieri: “I rapporti migliori li crei a tavola. E, poi, sono amici veri. La scelta è stata, quindi, naturale”, dice.
Un posto speciale, proprio al centro dell’opera, lo occupa la prima automobile di Blandi, una vecchia Renault 4 rossa, di cui si dice ancora innamorato. I 376 volti vengono abbracciati da Palermo, una città che ha dato tanto all’artista, grafico pubblicitario che partendo dalla pittura sui vasi ha inventato uno stile unico, esportando con Sicilia colorata la sua personale visione della Sicilia e delle isole Eolie, “tra l’irrealtà e la fantasia”. Blandi, nei suoi dipinti, che grazie all’intuizione della moglie si sono trasformati negli anni in foulard e abiti in pura seta, ma anche in servizi di porcellana e statuine in resina, si allontana volutamente dai temi e dai canoni della pittura accademica per creare fantastiche visioni di sogno, colme di fascino, di gioia e di atmosfere oniriche. Celebri in tutto il mondo sono le sue case dai muri storti, le sirene senza volto, i duelli tra cristiani e saraceni e le isole rappresentate come dee.
E, poi, le “pale” di fico d’india, che saranno assolute protagoniste della mostra “Tipi fichi” su cui l’artista sta lavorando proprio adesso: “Come i fichi d’india che ho realizzato all’interno dell’aeroporto di Lampedusa, che è solo un gioco di colori – spiega – l’esposizione riguarderà le mille sfaccettature della pianta che più di ogni altra rappresenta la mia visione della Sicilia”.