“Credo che, per quanto conosco l’organizzazione, avesse già cercato di pensare ad una successione. Perché è vero che Riina rappresentava il capo assoluto di Cosa nostra, però è anche vero che ormai le sue condizioni facevano facilmente prevedere che di lì a breve sarebbe scomparso. Sono abbastanza certo che l’organizzazione si sia mossa per prendere le decisioni necessarie: o una gestione collegiale dei vertici o un tentativo di qualcuno di forzare la mano. Nel primo caso avremmo una stagione di politica silente di Cosa nostra, di sommersione come è stata quella inaugurata da Provenzano o uno scontro, che non è mai da augurarsi. Sicuramente una consultazione c’è stata”.
Così Vittorio Teresi, procuratore aggiunto di Palermo parla della successione al vertice di Cosa nostra dopo la morte di Totò Riina, durante il suo intervento a Storiacce su Radio 24. Sull’ipotesi che la morte del boss possa accelerare la cattura di Matteo Messina Denaro il procuratore aggiunto di Palermo sottolinea: “Non credo che abbia una influenza diretta. Non credo proprio, anzi credo che la morte di Riina abbia fatto tirare un sospiro di sollievo a molti, dentro e fuori Cosa Nostra“, aggiunge Teresi, facendo riferimento alle inchieste tuttora aperte a Caltanissetta, Palermo e Firenze.
No comment invece del procuratore sulle intercettazioni recenti del boss Giuseppe Graviano, che hanno portato ad una nuova iscrizione nel registro degli indagati per Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri dalla Procura di Firenze.