“Lo avevamo messo nero su bianco già il 7 luglio: le risorse del PNRR legate agli obiettivi del 30 giugno erano gravemente a rischio. E la revisione approvata ieri a Roma è la conferma del nostro allarme, nonostante le smentite e le (ipocrite) rassicurazioni del Governo: cancellate risorse e progetti per la Sicilia per oltre 1,4 miliardi che si aggiungono al miliardo di fondi strutturali che la giunta Schifani ha dichiarato non riuscire a spendere. A rischio quindi pure la compensazione promessa da Fitto di rifinanziare i progetti ‘eliminati’ dal PNRR con risorse delle politiche della coesione visto che la Sicilia ha fallito gli obiettivi di spesa anche su questi fondi”. Lo affermano il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo e Cleo Li Calzi, componente della segreteria regionale e responsabile del dipartimento “PNRR” che, sull’argomento ha prodotto un ricco e dettagliato dossier.
La “revisione” approvata dal Governo Meloni riguarda 144 investimenti e riforme che agiscono complessivamente su 15,9 miliardi di euro, di cui oltre 2,4 miliardi riguardano la Sicilia di cui 1 miliardo di fondi strutturali e 1,4 dal PNRR.
“La verità è che la partita di fondi europei e del PNRR – proseguono – è un partita che Schifani non ha mai affrontato. L’unica riunione della cabina di regia regionale sul PNRR è del 28 marzo scorso dove il governatore si è presentato al tavolo con progetti per 1,578 miliardi, non contabilizzando quindi né quelli relativi alle Infrastrutture (oltre 18 miliardi) né tutto il parco progetti messo in campo da Comuni e Città metropolitane che quotano in Sicilia quasi 4 miliardi”
Non vi è stato, inoltre, alcun pressing a a ridosso della IV rata e con le criticità legate alla 3^ rata. Di fatto la Regione Siciliana guidata da Renato Schifani non ha mai messo insieme la partita PNRR con la partita dei fondi europei e le politiche di coesione, con sistemi di programmazione e gestione differenziati, senza avere quindi una visione complessiva, organica e sistemica.
Il disastro per la Sicilia e i siciliani non finisce qui. E riguarda responsabilità evidenti del governatore: Il 22 giugno scorso, infatti, il presidente Schifani ha avocato a sé la delega su PNRR e fondi UE. Un cambio di governance che ha prodotto come effetto solo 1+1,4 miliardi di risorse a rischio senza nessun confronto ne col Parlamento né col partenariato economico sociale. Con conseguenze sono adesso sotto gli occhi di tutti: “Nemmeno Schifani ha il timone dell’operazione. Da una parte – affermano Barbagallo e Li Calzi – subisce le decisioni romane di Fitto, dall’altro recepisce i documenti contabili che gli arrivano dal Dipartimento Programmazione diretto da Falgares. Il tutto senza toccare palla”.
Alcuni Dati: gioco delle 3 carte su trasporti ferroviari e comuni spremuti
I dati – riscontrati anche nel dossier – parlano chiaro. La Regione Siciliana non ha avuto alcun peso neanche sulla rimodulazione dei fondi per le infrastrutture ferroviarie. Escono infatti dal PNRR 1 progetto su 3 dei lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per l’elettrificazione delle linee ferroviarie, dirottate sulla tratta Napoli-Bari. “Sulle ferrovie è stato fatto in Sicilia – denunciano Barbagallo e Li Calzi – il gioco delle 3 carte: tolgo 1 lotto e te ne lascio due ma alla fine alla Sicilia mancherà oltre all’alta velocità anche l’alta capacità”.
A pagare le conseguenze di tanta inadeguatezza sono anche i Comuni: sono nella lista nera della revisione approvata ieri in Parlamento, 1 miliardo per i piani urbani integrati ed i progetti di rigenerazione urbana, 300 milioni per l’efficienza energetica nei Comuni, 116 milioni per infrastrutture sociali e risorse ancora da quantificare sui 300 milioni destinati a riqualificare beni confiscati alla criminalità organizzata e le risorse destinate.
E saltano anche le risorse per la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano su cui – come PD – avevamo denunciato il rischio già ad aprile 2023, che i 62,65 milioni assegnati alla Sicilia (che avrebbero dovuto dar vita a 1.457.000 nuove piante messe a dimora a difesa dello smog ma anche ad argine degli incendi) fossero derubricati dal PNRR perché il target non veniva raggiunto.
“Adesso – concludono – oltre al danno non vorremmo che ci fosse anche la beffa. Resta infatti da capire a chi saranno addebitate – alle Città metropolitane o al Ministero? – le risorse già spese, visto che dalla verifica della Corte dei Conti eao emerso che erano state spese per comprare semi e non per piantumare alberi come richiedeva il Programma approvato a Bruxelles”.