“Agenas ha affiancato la Regione Siciliana nella prima fase di realizzazione dei progetti che riguardano il Dm 77. Ora è necessario partire con la parte operativa, quella che riguarda l’operatività sul territorio con l’efficientamento della rete e la presenza attiva dei vari stakeholder“.
A dichiararlo, al seguito un dibattito multilivello per discutere di Pnrr e rafforzamento dell’assistenza territoriale e ospedaliera, tenutosi ieri, 20 settembre, a Palazzo dei Normanni a Palermo, è Angelo Pellicanò, esperto Agenas per il Progetto di collaborazione tra Agenas e Regione Siciliana per l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale.
“Oltre alla realizzazione delle Cot e delle Case della salute e degli Ospedali di Comunità – spiega -. Quindi non solo la medicina ospedaliera, ma soprattutto quella territoriale con i medici di famiglia, la medicina ambulatoriale e i pediatri di libera scelta, ossia tutti quei protagonisti che sono sul territorio che devono andare a convergere in quelle strutture che sono state ideate e costruite proprio per far sì che vi sia la consapevolezza che il territorio viene gestito attraverso una rete“, spiega.
“Se da questo momento in poi, fino al 2026, non riusciremo e non si riuscirà a realizzare quanto ho detto in termini di rete in termini di integrazione di competenze e di professionalità, il rischio è che la popolazione non solo non avrà a disposizione strumenti di medicina integrata e del territorio di estrema importanza, ma non ci sarà neanche la possibilità di avere una sanità moderna e sostenibile“, conclude.
I dati
In Italia nel 2023 si sono registrati 18,27 milioni di accessi negli ospedali sede di pronto soccorso e di Dipartimento di emergenza urgenza e accettazione di primo e secondo livello (Dea I e Dea II). La prevalenza degli accessi è caratterizzata da codici triage, dopo valutazione medica, bianchi e verdi (68% dei casi), di questi in Sicilia sono stati registrati circa 280 accessi per mille abitanti.
In media, tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali. Inoltre, circa il 20% dei ricoveri impropri sono di natura “sociale” più che sanitaria. Ossia di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli.
L’assistenza sanitaria territoriale
Le Case della Comunità hub offrono assistenza al pubblico e supporto amministrativo-organizzativo ai pazienti, assistenza primaria erogata attraverso équipe multiprofessionali e continuità assistenziale, assistenza infermieristica, specialistica ambulatoriale di primo e secondo livello, assistenza domiciliare, sanitaria e sociosanitaria, punto prelievi, diagnostica di base, prenotazioni con collegamento al Centro Unico di Prenotazione – CUP, partecipazione della Comunità e valorizzazione della co-produzione.
I suggerimenti di Agenas
Da poco Agenas, per l’attuazione del modello organizzativo delle Case della Comunità (CdC) Hub previste dal Pnrr e tracciate nel DM 77/2022, ha pubblicato le Linee di indirizzo con le quali mira a definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza sanitaria territoriale, stabilendo standard uniformi su tutto il territorio nazionale.
La CdC hub promuove infatti un modello di intervento integrato e multidisciplinare, in qualità di sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari e sociosanitari. L’attività dovrà essere organizzata in modo tale da permettere un’azione d’équipe tra Medici del ruolo unico di assistenza primaria, PLS, Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI) e dipendenti – anche nelle loro forme organizzative – Infermieri di Famiglia o Comunità (IFoC), Assistenti Sociali e altri professionisti della salute disponibili a legislazione vigente nell’ambito delle aziende sanitarie, quali ad esempio Psicologi ambulatoriali interni e dipendenti, Biologi ambulatoriali interni e dipendenti, Ostetrica/o e Professionisti dell’area della Prevenzione, della Riabilitazione e Tecnica.
Secondo gli standard del DM 77/2022, si prevede una CdC hub ogni 40.000-50.000 abitanti e CdC spoke e studi professionali dei Medici del ruolo unico di assistenza primaria e PLS tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali, nel pieno rispetto del principio di prossimità. Le CdC hub diventano le sedi di riferimento in cui effettuare tutte le attività volte a garantire un accesso ed una risposta coordinata ai bisogni della Comunità e la necessaria continuità assistenziale all’interno dei diversi programmi e percorsi di prevenzione e cura.
Leggi anche
Sanità e Pnrr: dati incoraggianti per la Sicilia, ma tante le sfide da vincere CLICCA PER IL VIDEO