“Un’occasione da non perdere”. Sono mesi che sentiamo ripetere sempre la stessa frase quando si tocca l’argomento Pnrr.
E l’occasione è davvero troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Lo hanno pensato anche i Comuni siciliani che sono riusciti a farsi finanziare progetti per la costruzione o la riqualificazione di impianti sportivi.
Sono 700 milioni complessivi i fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per lo Sport, con due tipi di investimento. Il primo, di competenza del ministero per l’Istruzione, ha come obiettivo la costruzione di nuove palestre scolastiche e il potenziamento di quelle esistenti. Il secondo è di competenza del dipartimento per lo sport e punta a incrementare inclusione e integrazione sociali, attraverso la realizzazione o la ristrutturazione di impianti sportivi che possano anche recuperare aree urbane periferiche.
LA RINCORSA PER NON PERDERE I FONDI
Come per le altre cinque missioni, i ritardi nella pubblicazione dei bandi hanno reso più grande il rischio di dover restituire queste somme all’Unione europea, tanto che solo con un avviso-lampo dedicato ai Comuni più piccoli, aperto per quattro giorni a marzo, il Governo è riuscito a raggiungere l’obiettivo del 40% delle risorse per il Mezzogiorno, che di solito arranca nella presentazione delle proposte.
In questa graduatoria, però, la Sicilia alla fine risulta essere la terza regione dopo Emilia Romagna e Puglia a livello di risorse stanziate: 66,7 milioni di euro contro rispettivamente 80,5 e 67.
Spesso, però, i fondi del Pnrr non coprono interamente le spese. In questi casi le Regioni co-finanziano i progetti. Guardando da questa nuova prospettiva, è la Lombardia la Regione che nel complesso investe di più (102 milioni), mentre l’Emilia Romagna scende al secondo posto e la Sicilia al quinto, con un totale di circa 68 milioni di euro.
E I SINGOLI COMUNI COME SI COMPORTANO?
Prendiamo ad esempio Palermo. Il totale dei progetti finanziati è di 11,5 milioni di euro di solo Pnrr. Altri fondi di co-finanziamento non ce ne sono. I progetti sono due e riguardano entrambi la piscina Olimpica di viale del Fante: 6,9 milioni per la realizzazione della tribuna e dei servizi annessi della vasca scoperta; 4,6 milioni per il recupero strutturale e impiantistico nonché l’adeguamento della vasca coperta.
Lavori che ancora non sono iniziati, come abbiamo raccontato QUI.
Catania e Messina, invece, usufruiscono di 6,5 milioni di fondi Pnrr ciascuno. I progetti finanziati riguardano rispettivamente la piscina di Nesima, da una parte, e il pattinodromo Palamerlino e l’impianto polivalente Giovanni Celeste, dall’altra.
A Siracusa 3,5 milioni di euro andranno a finanziare progetti sui centri sportivi polivalenti oudoor di contrada Pizzuta e indoor Pippo Di Natale.
Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, e Trapani hanno a disposizione 2,5 milioni ciascuno. Questi quattro capoluoghi sono riusciti a farsi finanziare rispettivamente la palestra polivalente del villaggio Mosè, gli impianti polivalenti indoor Kalat Nissa e di contrada Selvaggio, lo stadio comunale Aldo Campo, la palestra Pinco e la piscina Olimpica comunale di via Alberti.
Fanalino di coda tra i capoluoghi è Enna, con 1,5 milioni di euro del Pnrr per la realizzazione del Palapisciotto.
Tra i Comuni non capoluogo di provincia, spicca Modica (RG), con 2,4 milioni di euro per la rigenerazione del Palascherma e la rigenerazione, l’ampliamento e il completamento dell’impianto sportivo Pietro Scollo.
Tutti gli altri progetti finanziati dal Pnrr per lo Sport sono disponibili QUI nell’analisi di Openpolis.
SPORT MISSIONE COMUNE: ALTRI 100 MILIONI
Altri 100 milioni di euro sono ancora disponibili. C’è tempo fino al 5 dicembre, infatti, per partecipare al bando “Sport Missione Comune 2023” dell’Istituto di credito sportivo insieme ad Anci. Fondi messi a disposizione per la realizzazione, la riqualificazione e gli interventi di efficientamento energetico degli impianti sportivi anche connessi al Pnrr.
Il bando è rivolto a Comuni, Unioni di Comuni, Comuni in forma associata, Città metropolitane, Province e Regioni, che potranno presentare le istanze per usufruire di contributi per i mutui a tasso fisso da stipulare obbligatoriamente entro il 31 dicembre 2023 con totale abbattimento degli interessi. In questo modo, gli Enti territoriali risparmieranno circa 30 milioni del costo del finanziamento dei lavori sugli impianti sportivi.
FONDI ANCHE PER ASD E SSD
Non solo fondi per gli Enti territoriali. Il ministero per lo Sport e i giovani, infatti, a giugno ha attivato un bando rivolto direttamente alle associazioni e alle società dilettantistiche, diverse da quelle che gestiscono impianti natatori, iscritte nel Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche e che gestiscono impianti sportivi. Il budget a disposizione è di 58 milioni di contributi a fondo perduto. In questo caso, però, sono davvero poche le possibilità che in graduatoria possano entrare Asd ed Ssd siciliane, visto che la maggior parte degli impianti in Sicilia, contrariamente a quanto avviene nel Nord Italia, sono gestiti direttamente dai Comuni.
DA SETTEMBRE AL VIA LE DOMANDE PER SPORT E PERIFERIE: 75 MILIONI DI EURO
Dal primo settembre, invece, sarà possibile partecipare all’avviso “Sport e Periferie”, che promuove lo sviluppo di infrastrutture sportive favorendo l’inclusione sociale, il benessere e la coesione delle comunità locali. Destinato ai Comuni con meno di 100 mila abitanti, prevede un budget di 75 milioni di euro.
I nobili obiettivi riguardano la riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, il miglioramento della qualità urbana e la riqualificazione del tessuto sociale, l’aumento della sicurezza urbana, anche attraverso la promozione di attività sportiva, la diffusione della cultura del rispetto e della giustizia sociale.
NUOVI BANDI, VECCHI PROBLEMI
Non è tutto oro ciò che luccica. In effetti, la data di scadenza per il completamento dei lavori nell’ambito del Pnrr si avvicina pericolosamente. Il 2026 è dietro l’angolo, ma soprattutto manca poco più di un anno a settembre 2024, quando bisognerà dimostrare di aver ultimato almeno il 30% delle opere, pena la perdita dei contributi.
La mancanza di progettisti in grado di completare per tempo tutta la documentazione richiesta dall’Ue, i ritardi nella pubblicazione di bandi e il futuro di una parte di questi impianti che rischiano di trasformarsi in nuove cattedrali nel deserto, restano, quindi, delle grandi incognite.