Partiamo da una buona notizia per l’Italia: questa mattina la prima automobile (sebbene si trattasse di quella con a bordo Pietro Salini, AD della società WeBuild) ha attraversato il nuovo ponte di Genova dopo il crollo del 14 agosto 2018. Già sabato scorso, il sindaco Bucci e il governatore Toti erano andati sul ponte per la prima volta dalla sua costruzione e lo avevano attraversato a piedi. Per riaprire il traffico alle auto regolarmente se ne parlerà per i primi di agosto. La ‘soletta’ sarà pronta già per metà ldi uglio.
È bastato quindi un periodo inferiore ai due anni.
Certo, il cosiddetto ‘Metodo Genova‘, con la semplificazione e la velocizzazione delle procedure per l’assegnazione dell’appalto per la realizzazione della grande opera infrastrutturale, ha consentito di arrivare a questo risultato in un lasso di tempo decente, ‘sopportabile‘ per i cittadini genovesi.
E in Sicilia? Da queste parti le procedure a tempo di record utilizzate per il Ponte Morandi di Genova sembrano essere una chimera. Prendiamo ad esempio il Viadotto Himera, lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania. La data del crollo quasi non si ricorda più: il 10 aprile del 2015. La realizzazione di una bretella, aperta il 16 novembre 2015, ha consentito la riapertura al traffico del tratto di autostrada chiuso. Una soluzione tampone che però non giustifica i lavori a passo di lumaca e la tanta, troppa burocrazia a rallentare la ripresa ordinaria della viabilità, con il solito rimpallo di responsabilità tra Anas e istituzioni.
La riapertura, ad oggi, è prevista entro il 31 luglio. Qualcuno, dalle parti della Regione, ha lanciato una provocazione: “Se ci riescono, mi dimetto“, è stata la “scommessa” dell’Assessore regionale Marco Falcone. Poche certezze insomma, con un’unica sicurezza: qualcuno dovrebbe vergognarsi.
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