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Gli schieramenti

Ponte si o Ponte no? Tra benaltrismo e utopie si gioca la partita sullo sviluppo dell’Isola

lunedì 4 Marzo 2024

Il Ponte sullo Stretto è già una grande “incompiuta” prima ancora che i cantieri vengano installati nelle aree di Ganzirri e Villa San Giovanni (RC). La strada per la sua costruzione è apparsa da subito in salita, ma è anche da questa opera che dipende lo sviluppo economico e logistico della Sicilia. L’idea di collegare l’Isola al “Continente” non è recente, e non ha mai messo d’accordo tutti.

Ancor prima che l’Italia fosse uno Stato nazionale, Ferdinando II, re delle due Sicilie, aveva provato a inseguire l’obiettivo. Ma senza scomodare i personaggi dell’800, basta ricordare le iniziative dei vari Prodi, Craxi, Andreotti e Berlusconi. Il sogno di unire Calabria e Sicilia ha attraversato la storia italiana, senza però mai essere concretizzato.

Ma oggi chi è che spinge per la realizzazione dell’opera? E perché?

Oltre al governo nazionale e regionale e a tutti i partiti del centrodestra, non sono pochi gli attori in campo che hanno definito l’ambizioso progetto come una vera occasione di sviluppo e di riscatto per la Sicilia.

Vincenzo Franza

Intervistato da ilSicilia.it, l’amministratore delegato di Caronte & Tourist Isole minori S.p.A., Vincenzo Franza ha fatto luce su quale possa essere la ricetta per evitare che il Ponte possa aggiungersi alle “incompiute” della Regione a tre punte: “La formula è andare tutti nella stessa direzione. La Legge di Bilancio ha previsto per il ponte uno stanziamento di 780 milioni di euro per il 2024 e autorizzato una spesa complessiva di 11,63 miliardi da spalmare nei prossimi anni. Nessuna singola opera finora aveva calamitato tante risorse. Mi sembra il segno di una volontà politica chiara”.

Non dimentichiamoci – prosegue Franza – che gli investimenti miliardari, fin qui, sono andati in massima parte al nord Italia: 10 miliardi per l’alta velocità Torino – Lione; 12 miliardi per la Pedemontana veneta; sette miliardi al Mose di Venezia e altrettanti al Terzo Valico; sei miliardi alla Gronda di Genova. E che tutto questo, assieme al resto, ha contribuito ad ingigantire il gap socio-economico tra Nord e Sud Italia.

Hanno mostrato entusiasmo per la realizzazione dell’opera quasi tutte le categorie economiche coinvolte, a cominciare da Confesercenti, secondo cui si potrebbero in tal modo sbloccare migliaia di assunzioni, aumentando i livelli occupazionali nell’Isola.

Gaetano Vecchio

A fare da eco a questa visione si è espressa anche Confindustria con il suo presidente Gaetano Vecchio, secondo cui “il Ponte sullo Stretto potrebbe essere decisivo per lo sviluppo dell’Isola”. Risulta uno snodo fondamentale, anche per gli imprenditori del comparto, che l’opera venga accompagnata da ingenti lavori sugli assi viari e ferroviari.

Alcuni di questi interventi sono già previsti nel progetto, e su di essi fanno leva i sindacati Cisl e Uil. Secondo loro, si tratterebbe di un’occasione da non sprecare anche sotto il profilo dei trasporti regionali su gomma e su ferro.

Sul punto, l’ad Vincenzo Franza ha spiegato: “A corredo del Ponte vero e proprio saranno costruite stazioni e raccordi ferroviari, nuove bretelle autostradali, gallerie, ponti e viadotti. Il ponte, insomma, è un sistema viario complesso e completo. Saranno costruiti a terra 20,3 chilometri di raccordi stradali e 20,2 chilometri di raccordi ferroviari, l’80% sviluppati in galleria, che collegheranno, dal lato Calabria, l’autostrada A2) e la stazione ferroviaria di Villa San Giovanni e, dal lato Sicilia, la A18 Messina-Catania e la A20 Messina-Palermo nonché la nuova stazione ferroviaria di Messina. Nella città di Messina, inoltre, tre nuove fermate ferroviarie sotterranee (Papardo, Annunziata, Europa), insieme alle stazioni di Villa S. Giovanni, Reggio Calabria e Messina daranno concretezza al sistema metropolitano interregionale dell’area dello Stretto.”

E non solo, dal momento che il progetto prevede anche la realizzazione di un ponte vivibile: “Ognuna delle due torri a terraconclude Franza – sarà alta 399 metri: saranno il manufatto più alto d’Europa dopo il Lakhta Center di San Pietroburgo; un belvedere sullo Stretto, cioè uno degli scenari naturali più affascinanti del mondo. Ebbene, noi diciamo che le torri, tramite ascensori panoramici, bar e terrazze panoramiche, devono essere fruibili; il ponte deve essere aperto e visitabile e accessibile. E per farlo deve ospitare attorno a sè bar, ristorantini, negozietti ed eventi.

Chi è invece contrario alla realizzazione del Ponte sullo Stretto?

Sul fronte politico, è netta la spaccatura tra maggioranza e opposizione. Esprimono la loro contrarietà, infatti, il Pd e il Movimento 5 Stelle, sia a livello nazionale che regionale. Da sottolineare, tuttavia, che quando i deputati dem e i pentastellati sedevano a Palazzo Chigi non si erano espressi con particolare veemenza contro il progetto del Ponte sullo Stretto tanto quanto succede attualmente. L’opera è stata definita da queste forze politiche, senza troppi giri di parole, “inutile, costosa e insostenibile”. (clicca qui)

Netta è anche la posizione di Legambiente. Intervistato ai microfoni de ilSicilia.it, il presidente regionale Tommaso Castronovo ha infatti sottolineato: “La Sicilia ha bisogno di altri interventi più urgenti. Dobbiamo rafforzare i collegamenti delle aree interne verso i capoluoghi di provincia, che spesso sono tagliati fuori dalla possibilità di poter godere degli stessi livelli delle prestazioni e dei servizi essenziali. Molte aree interne hanno delle strade di collegamento che ormai non sono neppure più percorribili”.

E sui rischi ambientali, talvolta trascurati nel dibattito pubblico, ha aggiunto: “La maggior parte degli interventi sono previsti su aree di pregio naturalistico. Alcune sono zone che conservano degli ecosistemi ambientali di valore, che verrebbero compromessi dagli interventi edili”. E sul punto il presidente Castronovo tiene a ricordare che “delle critiche furono già avanzate a suo tempo dopo il primo progetto del Ponte a campata unica che allora fu oggetto di attenzione della Commissione europea”.

Nel 2005, infatti, gli organi europei avevano già avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il rischio ambientale legato all’interferenza che ha l’opera con le due Zps dello Stretto e con l’habitat delle specie ornitologiche che passano proprio da quei luoghi nei periodi di migrazione.

Ma a remare contro l’inizio dei lavori c’è anche il settore turistico. Gli stakeholder del comparto, infatti, ritengono che ad accompagnare un investimento di questa portata dovrebbe esserci anche un miglioramento della viabilità siciliana, senza cui la costruzione potrebbe somigliare ad una “cattedrale nel deserto”. L’esperienza di viaggio di un territorio, non è una novità, passa anche e soprattutto dalla facilità nei collegamenti stradali e ferroviari.

Meno compatti invece i sindacati e i “tecnici”. Gli ingegneri e gli architetti sono infatti divisi tra chi ritiene insicuro o perfino irrealizzabile un ponte a campata unica della lunghezza di 3,2 chilometri, e chi vede il progetto come una grande sfida da vincere. In quest’ultimo caso si potrebbero applicare concretamente le ampie conoscenze scientifiche e tecniche attualmente in possesso del settore.

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Maurizio Landini

Sul fronte sindacale, il segretario della Cgil Maurizio Landini, ospitato recentemente in un noto talk show televisivo a carattere politico, ha definito il Ponte sullo Stretto “una follia e uno spot elettorale”, focalizzando l’attenzione sulle problematiche relative alla viabilità, alla sanità e all’istruzione siciliana.

Certo è il fatto che sentiremo parlare ancora a lungo del Ponte sullo Stretto. Nella più rosea delle ipotesi, infatti, questo non sarà percorribile prima del 2032. E chissà se, entro qualche anno, la sfida tra benaltristi e utopisti possa avere finalmente un vincitore o se si spegnerà lentamente per poi tornare in auge in un’altalenante progettualità futura.

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