“Mi sono incatenato per proteggere i miei dipendenti che mi danno da vivere. Il Palasport è inagibile da 10 anni e questa notte è diventato agibile. Noi, da questa sera, manderemo i nostri dipendenti a chiedere l’elemosina”. Lo ha detto Alfonso Crapanzano, il titolare del bar che si e’ incatenato a Porto Empedocle (Agrigento), per impedire l’ingresso dei migranti che dovevano essere trasferiti dall’area temporanea di pre-identificazione del porto.
Il Palasport, secondo quanto gia’ reso noto ieri dalla Prefettura di Agrigento, e’ inagibile per uso sportivo: il Comune e’ in attesa di finanziamenti per ristrutturazione e messa a norma. “Manderoò tutti, col piattino, in piazza Italia. Ho già dato ordine al mio consulente di chiudere l’attività e noi andremo a fare altro – ha aggiunto Crapanzano – . Mi dispiace solo per i miei dipendenti che non so se oggi troveranno un altro lavoro. Non siamo contro i migranti, ma ci sono altre soluzioni, c’e’ un capannone agibile qua vicino. Li dobbiamo aiutare, ma prima di tutto io devo aiutare i miei lavoratori”.
AGGIORNAMENTO
Ore 17:25 – La protesta del barista, e dei dipendenti del locale di via Platone a Porto Empedocle (Agrigento), è rientrata: tutti si sono sciolti dalle catene e l’attività commerciale ha riaperto i battenti.
La polizia ha convinto tutti a desistere garantendo loro che i migranti verranno fatti entrare nel Palasport dalla porta sul retro e che dunque nessuno dei gruppi che lascerà l’area del porto, adibita dalla pre-identificazione, transiterà da davanti il locale. E’ in corso adesso la definizione dell’elenco dei 230, sugli attuali 1.150 migranti sistemati sotto i gazebo e la tensostruttura, che verranno a breve trasferiti. Poi verranno fatti dei gruppi, dando priorità a donne e bambini, che verranno fatti sistemare, per non trascorrere una nuova notte all’addiaccio, all’interno del Palasport.