“Adesso basta, dopo lo stato di agitazione proclamato il 23 gennaio siamo pronti a scendere in piazza. Il governo ed il parlamento siciliani non solo non intervengono di fronte all’evidente non applicazione delle norme vigenti da parte della Regione stessa, ma addirittura, dopo oltre un anno di finti ed inutili tavoli tecnici, continuano a prendersi gioco di 5000 famiglie, permettendo alle commissioni di tagliare emendamenti di buon senso”. Lo dicono i coordinatori regionali dell’Ale Ugl Sicilia Sicilia Vito Sardo e Mario Mingrino.
“Si tratta – aggiungono – di emendamenti che, qualora diventassero legge, aprirebbero la strada verso la stabilizzazione. Ci chiediamo perché il parlamento nazionale, con un evidente cambio di passo, ha approvato norme per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili che gravano sul fondo nazionale ed in Sicilia si deve mantenere lo stato d’illegittimità in cui sono utilizzati questi lavoratori. Lo chiederemmo volentieri al presidente Musumeci, ma non ci riceve. Speriamo che cambi idea e ci spieghi come intendeva far ripartire la Sicilia, se non riesce a garantire i servizi ai cittadini per becero populismo, che lo porta a non voler stabilizzare chi di fatto già lavora per la pubblica amministrazione. Stiamo parlando di stabilizzazione quasi ad invarianza di saldi”.
“Nel tavolo del 23 gennaio scorso – continuano Sardo e Mingrino – era stato garantito, con apposito comunicato del dirigente generale, Garoffolo, il pagamento di ogni cosa riguardasse il 2018, quindi assegni d’utilizzazione e anf entro il 31 gennaio. Una promessa che immediatamente avevamo definito irrealizzabile. Purtroppo avevamo ragione. Ad oggi centinaia di lavoratori sono in attesa anche delle spettanze di ottobre, novembre e dicembre, per non parlare di gennaio. Un grande disagio soprattutto per quelle famiglie monoreddito che ormai da mesi non riescono a sostenere le spese di prima necessità”.
“Nonostante ciò, gli Asu – concludono – continuano a svolgere il proprio lavoro con diligenza per il funzionamento degli enti, per l’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese. Per questo invitiamo i sindaci a sostenere le loro ragioni, rivolgendosi, con i loro canali, al governo nazionale. I principi sanciti dalla Costituzione non possono essere lesi. Siamo stanchi di essere trattati come dei lavoratori “non lavoratori “. La politica e l’amministrazione si assumano le proprie responsabilità. Viceversa inaugureremo una stagione di protesta dura”.