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Premio “Tomasi di Lampedusa”, il vincitore: “Scrivo per lasciare una testimonianza” | Video servizio

giovedì 2 Agosto 2018

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È un’edizione speciale, la XV, del Premio Letterario Internazionale “Giuseppe Tomasi di Lampedusa” perché ricorre, tra l’altro, il sessantesimo anno dalla pubblicazione del celeberrimo romanzo “Il Gattopardo.

Prima della consegna ufficiale del riconoscimento, che si svolgerà sabato 4 agosto a Santa Margherita di Belìce, il vincitore Fernando Aramburu ha fatto tappa in città incontrando i giornalisti nella residenza di Gioacchino Lanza Tomasi, presidente della Giuria del Premio; presenti il sindaco di Santa Margherita, Franco Valenti, e il direttore dell’omonimo Parco Letterario, Gori Sparacino.

Aramburu

Autore spagnolo che si va affermando sempre più nel panorama internazionale, Aramburu con “Patria“, già all’undicesima ristampa, ha collezionato una serie di importanti di riconoscimenti tra cui il “Premio Strega Europeo“, conquistandosi anche la stima di “illustri colleghi” tra cui Mario Vargas Llosa (gia Nobel per la letteraturandr) che di lui ha detto: “Il suo romanzo mi ha fatto vivere, dal di dentro, gli anni di sangue e orrore che ha sofferto la Spagna con il terrorismo dell’ETA. Il libro ci seduce e ci conquista con la sua magia verbale… E’ molto tempo che non leggevo un romanzo così persuasivo, commovente e tanto brillantemente concepito”.

La consegna ufficiale del Premio si svolgerà nelle “terre del Gattopardo“, a Piazza Matteotti, durante una serata presentata dal giornalista Rai Nino Graziano Luca, studioso del “Gattopardo” e direttore della Compagnia Nazionale di danza storica, e dall’attrice Roberta Giarrusso. Ospiti d’eccezione l’attore Giancarlo Giannini e la cantante Noemi.

Alla presenza della giuria al completo, Gioacchino Lanza Tomasi, Salvatore Silvano Nigro, Giorgio Ficara e Mercedes Monmany, si esibiranno anche le “Atmosfere Armoniche” del jazzista e compositore siciliano Giuseppe Milici; la direzione artistica è di Onorio Abruzzo.

SINOSSI DEL LIBRO

Patria

Due famiglie legate a doppio filo, quelle di Joxian e del Txato, cresciuti entrambi nello stesso paesino alle porte di San Sebastián, vicini di casa, inseparabili nelle serate all’osteria e nelle domeniche in bicicletta. E anche le loro mogli, Miren e Bittori, erano legate da una solida amicizia, così come i loro figli, compagni di giochi e di studi tra gli anni settanta e ottanta. Ma poi un evento tragico ha scavato un cratere nelle loro vite, spezzate per sempre in un prima e un dopo: il Txato, con la sua impresa di trasporti, è stato preso di mira dall’ETA, e dopo una serie di messaggi intimidatori a cui ha testardamente rifiutato di piegarsi, è caduto vittima di un attentato. Bittori se n’è andata, non riuscendo più a vivere nel posto in cui le hanno ammazzato il marito, il posto in cui la sua presenza non è più gradita, perché le vittime danno fastidio. Anche a quelli che un tempo si proclamavano amici. Anche a quei vicini di casa che sono forse i genitori, il fratello, la sorella di un assassino. Passano gli anni, ma Bittori non rinuncia a pretendere la verità e a farsi chiedere perdono, a cercare la via verso una riconciliazione necessaria non solo per lei, ma per tutte le persone coinvolte. Con la forza della letteratura, Fernando Aramburu ha saputo raccontare una comunità lacerata, e allo stesso tempo scrivere una storia di gente comune, di affetti, di amicizie, di sentimenti feriti: un romanzo da accostare ai grandi modelli narrativi che hanno fatto dell’universo famiglia il fulcro morale, il centro vitale della loro trama.

 

 

 

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