La Guardia di finanza di Catania ha eseguito un sequestro di beni per un valore di circa 55 mila euro disposto dal Gip nei confronti dell’amministratore di una società che opera nel settore del commercio di abbigliamento, Gianfranco Messina, che avrebbe erogato in momenti diversi prestiti a tassi usurari in favore di un agente di commercio attivo nel stesso settore ed in stato di difficoltà finanziaria.
Per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa, i proventi illecitamente ottenuti a tassi usurari sarebbero stati impiegati in attività economiche e imprenditoriali riconducibili ai due indagati.
Secondo quanto accertato, a fronte di un primo finanziamento dell’importo di 20.000 euro, sarebbe stata elargita nell’arco di nove mesi una somma complessiva di circa 44.000 euro con un tasso di interesse pari al 157% annuale e al 210% mensile.
Inoltre, in occasione di un secondo prestito, dell’importo di 10.000 euro, con una trattenuta iniziale a titolo di interessi di 3.750 euro, sarebbe stato ottenuto un rimborso complessivo di 12.500 euro nell’arco di 9 mesi, con un tasso di oltre il 62% annuale e dell’83% mensile. Nonostante il debitore avesse poi corrisposto complessivamente circa euro 56.500 euro – dice la Gdf – il debito residuo ancora da corrispondere per i prestiti, sarebbe stato oggetto di una rinegoziazione unilaterale con la pretesa della corresponsione di una ulteriore maggiore somma per un ammontare complessivo pari a 60.000 euro.
Il meccanismo usuraio, secondo quanto accertato, avrebbe anche comportato l’erogazione di un terzo prestito di 13.000 euro mediante: la stipula di una scrittura di riconoscimento di un debito per un importo di 73.000, il rilascio di 60 cambiali a scadenza mensile di importo di 1.000 euro, il rilascio di un’apposita fideiussione da parte della compagna della vittima, proprietaria di un immobile ad Aci Sant’Antonio.
L’indagato avrebbe poi ottenuto un campionario di capi d’abbigliamento del valore di 13.000 euro ad estinzione dell’ultimo prestito erogato e per ovviare al ritardo nei pagamenti da parte della vittima avrebbe fatto ricorso agli istituti giudiziari del decreto ingiuntivo e del pignoramento dell’immobile di proprietà del suo fideiussore, dice la Gdf.