Il primo maggio, Festa dei lavoratori, ricorrenza che viene celebrata in molti paesi, simbolo delle conquiste ottenute dai sindacati di settore, con raduni e attività varie, ha lasciato nei secoli testimonianze anche nel campo dell’arte.
Famosissimo è di sicuro il dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo, il “Quarto stato“, datato 1901.
L’opera, custodita al Museo del Novecento a Milano, rappresenta il punto di arrivo dell’artista che con essa culmina il suo studio e le sue sperimentazioni sul tema del lavoro, con particolare attenzione alla rappresentazione degli scioperi.
Simbolo della società del XX secolo il “Quarto stato” segnò la storia anche perché rappresentò, nel campo dell’arte, per la prima volta, la nuova classe sociale del proletariato.
Ma il tema del lavoro ha sempre, nei diversi secoli, trovato espressione nell’arte.
Anche Antonello da Messina, fra gli altri, lo rappresentò nel dipinto “San Girolamo nello studio“, opera datata tra il 1474-75, custodita alla National Gallery di Londra.
Al centro del dipinto, realizzato dal pittore siciliano nei primi anni di soggiorno a Venezia per dimostrare ai futuri committenti le sue capacità, si trova san Girolamo, il padre della Chiesa che tradusse la Bibbia, intento alla lettura come un dotto umanista, dedito totalmente al “lavoro della mente“.
Nonostante le dimensioni ridotte il dipinto, un’olio su tavola di tiglio di 46×36 cm, con forti ispirazioni classiche e dettagli fiamminghi, genera, grazie all’architettura catalana dell’arco che realizza una grande finestra, un effetto monumentale.
Nel 1529 il dipinto venne catalogato presso una collezione di Venezia; nei primi documenti che lo riguardano fu attribuito a Antonello da Messina, a Jan van Eyck o a Hans Memling.
Giovan Battista Cavalcaselle, nel 1856, durante la compilazione del suo catalogo riguardante i primi maestri fiamminghi lo attribuì in modo sicuro al maestro siciliano, e nel 1894 venne acquistato dalla National Gallery.
Tra le altre opere di eco internazionale che rendono omaggio ai lavoratori non possiamo non citare “I mangiatori di patate” (1885) di Vincent Van Gogh, il dipinto più importante del suo periodo olandese custodito nel Museo Van Gogh di Amsterdam; “Lezione di anatomia del dottor Tulp” (1632) di Rembrandt, custodito al Mauritshuis dell’Aia; ed, infine, “Ozio e lavoro” (1863) del pittore napoletano Michele Cammarano.