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Politica agricola comune

Protesta dei trattori contro la Pac: ecco come votarono gli eurodeputati. Solo 5 su 76 dissero no

martedì 6 Febbraio 2024

Uno dei motivi per i quali oggi sta deflagrando la “protesta dei trattori” (QUI)con agricoltori e allevatori sul piede di guerra contro l’UE è la Pac (politica agricola comune) che invece di sostenere il percorso verso il Green deal sta gravando sul settore (QUI)

GLI EURODEPUTATI DISSERO SI’

Eppure, nell’ottobre del 2020, i 76 eurodeputati italiani tra i quali ci sono gli stessi che oggi sono al fianco dei manifestanti, votarono a favore (tranne 5 ed un astenuto). In 70, peraltro sposando le tesi della stessa Coldiretti, furono a favore di quella PAC che oggi è contestata da mezza Europa. La prima Pac fu varata nel dopoguerra per sostenere la produzione europea attraverso risorse pubbliche di supporto ma strada facendo, anche guardando al Green deal ha finito con l’agevolare grandi aziende e sacrificare i “piccoli” che sono poi la base dell’agricoltura e quelli che oggi protestano.

QUEL VOTO DI OTTOBRE 2020

Negli ultimi dieci anni sono usciti dal mercato europeo 4 milioni di agricoltori su 14. Paradossalmente i sussidi Pac sono andati in direzione contraria rispetto agli obiettivi. Ma tornando al voto di fine ottobre del 2020, dopo un’estate nella quale le modifiche alla politica agricola sembravano essere la soluzione di tutti i mali, avversati solo da associazioni e movimenti territoriali e a tutela degli animali contro gli allevamenti intensivi, non ci furono levate di scudi.

I sì alla Pac in Parlamento europeo furono 425 i no 212 e gli astenuti 51.

70 ITALIANI A FAVORE

Quanto agli eurodeputati italiani hanno votato quasi tutti secondo le indicazioni dei partiti e degli eurogruppi di riferimento, anche alla luce di lettere e campagne a favore di alcune associazioni di categoria. Non è un caso che i manifestanti oggi non vogliano neanche sentire parlare di Coldiretti. Su 76 eurodeputati italiani, come detto, quasi tutti, 70 votarono a favore.

SOLO 5 VOTARONO NO

Solo 5 “bastian contrari” decisero di votare no, spiegandone il perché, ed uno si astenne. I 5 peraltro erano del M5S e quel voto contrario fu l’inizio del divorzio dal movimento (una sola è rimasta nel gruppo). Vediamo chi sono i 5 che dissero quel no alla Pac che oggi dicono in coro tutti, compresi quelli che nel 2020 hanno votato a favore. Tutti e 5 risultano al momento del voto come NI (ovvero non iscritti a nessun gruppo). Nell’ottobre 2020 tutti e 5 erano M5S, ma il dissenso su Pac, Mes e votazione su Covid porterà 4 di loro (Corrao, Pedicini, D’Amato ed Evi) a lasciare il partito dopo una sospensione) ed iscriversi da indipendenti all’eurogruppo dei Verdi. Sono quasi tutti meridionali, vediamo chi sono.

CHI SONO 

Il siciliano Ignazio Corrao (di Alcamo, lascia il M5S nel dicembre del 2020 in dissenso dalle posizioni del partito è nel gruppo Verdi/ALE come indipendente); Piernicola Pedicini (di Benevento, eletto nel M5S è tra i dissidenti del 2020 e da dicembre lascia il partito. Successivamente entra a far parte del Movimento 24 agosto-equità territoriale fondato da Pino Aprile. E’ nel gruppo Verdi/ALE); Rosa D’Amato (di Taranto, ex M5S lascia nel dicembre 2020 insieme agli altri dissidenti. E’ nel gruppo Verdi-ALE); Laura Ferrara (di Napoli, ha votato contro ma è rimasta nel M5S) Eleonora Evi (di Milano, ex M5S anche lei dissidente su Pac e Mes lascia insieme agli altri il movimento. Eurogruppo Verdi/ALE). L’unico astenuto è il romano Massimiliano Smeriglio (ex vice presidente della Regione Lazio con Zingaretti, Pd, fa parte dell’eurogruppo S&D).

I GUAI DELLA PAC

Tutti gli altri 70 eurodeputati italiani hanno votato a favore. Oggi, 4 anni dopo quel voto, si è visto come le modifiche apportate alla Pac non sono andate nella direzione sperata, anzi, si sono rivelate persino dannose per i piccoli imprenditori del settore, che pure, inutilmente, hanno chiesto un tetto per i sussidi che alla fine hanno “premiato” i grandi schiacciando le realtà dalle spalle meno ampie. La questione del 4% di “fermo” è stata congelata per il 2024 ma soltanto dopo proteste ed in ogni caso si riproporrà, sia pure modificata, a fine dicembre. Nel frattempo l’Europa ha spalancato le porte a prodotti provenienti da Paesi extra Ue che non hanno particolari regole, con danni irreversibili per i produttori soprattutto del meridione.In Italia la cancellazione dell’esenzione Irpef e degli sgravi contributivi per gli under 40 ha peggiorato il quadro.

Oggi, su quei trattori mossi da rabbia e disperazione sanno salendo in tanti. Eppure, nel 2020 quei no erano davvero pochi. Anzi, pochissimi.

 

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