Il settore agricolo è stato oggetto di riforme dai pesanti effetti nelle ultime settimane, specie sul fronte europeo. In Sicilia le nuove disposizioni non sono state certamente gradite da parte dei lavoratori.
Appena qualche giorno fa un lungo corteo di trattori ha bloccato la strada statale 115 nel tratto compreso fra Sciacca (AG) e Menfi (AG), creando anche non pochi disagi alla viabilità dell’arteria agrigentina. E non solo: il giorno successivo era stato organizzato anche un presidio davanti la Prefettura di Palermo, per fare sentire la propria voce alle istituzioni locali. La protesta, nata senza troppe pretese sui social network, ha avuto in poche ore un’ampia condivisione e ha generato una partecipazione dei lavoratori del comparto che non avveniva ormai da qualche anno.
Gennaro Scognamiglio, presidente di Unci AgroAlimentare ha commentato senza troppi giri di parole la situazione attuale: “Vincoli sempre più stringenti, burocrazia inutile ed asfissiante, sussidi sempre più bassi, insieme al notevole aumento dei costi di produzione, hanno determinato una riduzione drastica della superficie coltivata e la chiusura di moltissime imprese agricole: il 24% in Europa ed il 30% in Italia, con punte del 45% nel Mezzogiorno”
Sebbene la questione andrebbe risolta ai piani alti di Bruxelles, è possibile un intervento regolatore, nella normativa di dettaglio, anche da parte delle Regioni. Il “New Green Deal” prevede un pacchetto di nuovi vincoli ai danni degli agricoltori, finalizzati ad una maggiore sicurezza alimentare per i cittadini Ue. Tuttavia, l’obiettivo verrebbe raggiunto attraverso un appesantimento della burocrazia cui le imprese del settore dovrebbero sottoporsi.
Inoltre, graverebbero sugli operatori del settore primario una serie di stringenti divieti sull’utilizzo dei prodotti per la coltivazione, tra i quali i pesticidi. Ciò, se da un lato accresce la tutela agroalimentare a favore dei consumatori finali, dall’altro risulta un’ulteriore peso sulle spalle degli agricoltori, maggiormente esposti alla vulnerabilità dei propri prodotti. La riforma si aggiunge ad una già problematica situazione, determinata dall’aumento dei costi del carburante e dalla siccità quasi senza precedenti che negli ultimi mesi ha colpito la Sicilia.
“E’ necessario pertanto – spiega Scognamiglio – a partire dai territori, costruire un percorso unitario che garantisca all’agricoltura italiana il ruolo e l’attenzione che gli spetta in Europa e insieme agli altri Paesi proteggere un settore indispensabile, con 1.125.000 addetti in Italia e 9.476.600 nell’intera Unione europea, centrale per l’industria alimentare, capace di cogliere le sfide della modernità e di assicurare ai consumatori la qualità dei prodotti.”
L’inutilizzabilità di decine di milioni di metri cubi d’acqua del lago Arancio a causa dell’alga rossa depositata sul fondale ha reso praticamente impossibile la coltivazione dei terreni e allunga la scia di problemi idrici che affliggono la Sicilia ormai da giugno dello scorso anno. Anche gli altri invasi sono praticamente privi d’acqua, rendendo impossibile il lavoro degli agricoltori, affezionati alle proprie terre e alle proprie piante.
E la situazione potrebbe ulteriormente precipitare. L’ingresso dell’Ucraina nell’Ue potrebbe avere come “effetto domino” quello di maggiorare la quantità delle merci che verrebbero importate nel territorio nazionale (e regionale) da questo Stato, incrementando la concorrenza sui prodotti agricoli e riducendo così i guadagni che potenzialmente si potrebbero generare.