Lo scorso 8 e 9 giugno l’Italia è tornata al voto per cinque referendum abrogativi — quattro sui temi del lavoro (come licenziamenti, contratti a termine, tutele e sicurezza sul lavoro) e uno sulla cittadinanza (riduzione da 10 a 5 anni dei tempi di residenza) — ma con un esito inequivocabile: il quorum del 50%+1 non è stato raggiunto, nonostante oltre 14 milioni di italiani siano andati alle urne .
La partecipazione nazionale si è fermata a circa il 30,6%, un numero omogeneo tra tutti i quesiti e sensibilmente al di sotto della soglia necessaria .
In Sicilia, l’affluenza è risultata tra le più basse d’Italia: appena il 23,1%, con picchi vicini al 25% a Palermo, mentre alcune province, come Agrigento, si sono fermate sotto il 20% . Nello specifico, nella città di Palermo ha votato il 27,8% degli aventi diritto .
Queste cifre confermano uno scarso coinvolgimento sul territorio isolano, in linea con la tendenza più generale del Sud.
ilSicilia.it ha intervistato i cittadini a Palermo, andando in strada per cogliere le prime reazioni autentiche e immediate: dal disincanto verso la politica al disinteresse verso i temi centrali dei quesiti, passando per la rabbia di chi si sente escluso dal dibattito pubblico.
Nel video emergono alcune parole chiave: “non interessano più a nessuno”, “la politica non è credibile”, “si è parlato tanto ma non è cambiato nulla”, “poca informazione”. Volti e toni che offrono uno spaccato sincero dell’umore popolare, tra disappunto e fatalismo.