La bocciatura del Documento di Economia e Finanza Regionale (Defr), proposto dal governo, e su cui la coalizione che appoggia l’esecutivo è andata sotto di un voto non è proprio il miglior viatico possibile per la legge finanziaria regionale. Il problema numerico posto dall’evidenza dei fatti non rinvia a soluzioni possibili più incoraggianti nel medio e lungo periodo.
Ieri Ruggero Razza, uno dei leader di #Diventeràbellissima, oltre che autorevole esponente di governo, aveva provato a lanciare un appello a 360 gradi: “L’Ars lavori su convergenze programmatiche, non si deludano aspettative dei Siciliani, la gente non è più disponibile ai soliti giochetti della vecchia politica, pretende impegno e soprattutto, che si discuta alla luce del sole. Se si è in buona fede, parafrasando il Di Maio del ‘ci confronteremo con tutti’, bisognerebbe riconoscere questo dato istituzionale e lavorare, per trovare convergenze programmatiche sulle tante misure che il governo ha proposto”.
A chiudere la porta, senza alimentare troppe illusioni. era arrivata invece la replica del capogruppo Zafarana: “Le dichiarazioni di Musumeci suonano come una affermazione di resa e delineano una legislatura già al capolinea, una maggioranza a pezzi, ormai inesistente e un presidente non più in grado di governare la situazione. A questo punto – spiega Zafarana – si apre solo una strada: mettere in sicurezza i conti della Regione con una manovra base che si occupi di alcuni impegni prioritari e indifferibili, risorse ai Comuni e politiche di aiuto ai disabili, poi il parlamento scriva una legge elettorale che dia governabilità a chi vince e si torni al voto entro l’anno”.
In questo scenario, a fare la differenza è stato il voto contrario di Cateno De Luca, un parlamentare che ha già chiarito ampiamente, sin dal primo voto della legislatura, di non sentirsi organicamente coinvolto e strutturato nella maggioranza.
Ieri erano assenti per il centrodestra Gianfranco Miccichè, Marco Falcone e Tony Rizzotto, ma quel che preoccupa, al di là della tenuta della coalizione che sbanda paurosamente, è la prospettiva, assolutamente insufficiente. In altre parole, cinque anni in apnea con numeri così risicati saranno complicati per tutti.
Chi non intende essere ostaggio di un costante ricatto politico è proprio l’inquilino di Palazzo d’Orleans. Musumeci ha infatti ieri duramente risposto in Aula: “Se ci vogliamo confrontare facciamolo con gli atti parlamentari alla luce del sole”. E ha aggiunto poi: “Se pensate che prima di venire in Aula io debba passare dal capo ras o dal capo manipolo di turno per concordare il voto, francamente non è una strada che voglio percorrere”.
Da dove dovrà dunque riprendere il filo dei discorsi la maggioranza che oggi torna in Aula per approvare la proroga dell’esercizio provvisorio?
È proprio una settimana di Passione.