La Regione prova a mettere pressione a Trenitalia, incardinando una serie di richieste volte a ottimizzare servizi e prestazioni, ma il risultato tangibile e concreto rimane che il contratto di servizio con Trenitalia dev’essere ancora sottoscritto. Ne risentono i trasporti nell’Isola e in particolare il comparto messinese.
Sulla rete regionale è previsto, in un orizzonte relativamente immediato, un programma di investimenti infrastrutturali di durata quinquennale. I relativi allegati tecnici descrivono, oltre a quello attuale, due scenari di sviluppo infrastrutturale, rispettivamente di medio termine (2018-2020) e lungo termine (2025 e anni successivi). E sono questi che caratterizzano il prossimo contratto di servizio decennale.
In teoria una rete meno efficiente equivale a un’offerta ridotta, con un minor numero di treni in circolazione. Pericolo, questo, che sulla carta lo schema di accordo sembra voler scongiurare.
L’alta velocità e le grandi opere sembrano rimanere confinate peraltro in una dimensione di “sogni nel cassetto” che stenta a prendere forma oltre che a diventare operativa.
Nelle linee guida del Piano regionale dei trasporti, presentato nell’aprile scorso dal Governo Crocetta, il vettore ferroviario costituisce la spina dorsale dei collegamenti nell’Isola, con integrazioni e sinergie con le altre modalità di trasporto.
La provincia di Messina oggi conta 70 km di doppio binario sui circa 200 km complessivi da Taormina a Tusa, quindi un terzo della rete è a doppio binario, ma con una velocità massima consentita di 180 km/h, ben lontana dai 300 hm/h dell’alta velocità.
Per quanto riguarda il contratto di servizio, nelle prime settimane del 2018, un mese dopo l’insediamento del governo Musumeci, il traguardo sembrava a portata di mano. Poi, il silenzio. Forse si attende che l’assessore Marco Falcone riveda la bozza e concluda l’articolata riflessione preliminare.
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