Regione, Schifani e il toto assessori: chi spera in una poltrona?
Maria Calabrese
giovedì 6 Ottobre 2022
Formare la nuova giunta regionale è il compito, non semplice, del neo governatore della Sicilia Renato Schifani. Voi, cari lettrici e lettori de ilSicilia.it, immaginate già le dinamiche e le possibili diatribe interne ai partiti della coalizione?
A questa tornata dell’election day il centrodestra ha vinto, e al netto dei risultati ottenuti alle urne, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono i partiti che hanno trainato un esercito di consenso tra i siciliani. Ma adesso come andrà spartito il bottino?
Perché il presidente della Regione non potrà accontentare tutti e, certamente, qualcuno che ha contribuito per il successo rimarrà deluso. Parliamo di eletti, ma anche di primi non eletti, e pure di chi non ha partecipato direttamente alla corsa.
Chi farà cosa in questo nuovo governo, a chi quale assessorato piuttosto che un altro, chi sarà il vicepresidente della Regione? (ruolo molto ambito che potrebbe andare all’agrigentino Roberto Di Mauro). Poi c’è la questione della presidenza e vicepresidenza dell’Ars, le commissioni parlamentari.
Tanta carne al fuoco. Ma dei nomi papabili a ricoprire gli incarichi di vertice ne parliamo strada facendo. Per assegnare gli assessorati bisogna partire dai criteri. Territorialità, competenza tecnica e politici compenti. E nell’ambito di queste teorie ricadono, come annunciato qualche riga sopra, gli inquilini dell’Ars e pure quelli rimasti fuori, quelli che contano nella scena politica. Così ha detto più volte in conferenza stampa il presidente della Regione Renato Schifani, palermitano e di Forza Italia.
Intanto facciamo le prime analisi politiche. Certo è che gli eletti messi nel listino del presidente, sono da escludere a priori nella compagine di governo, perché già ampiamente gratificati per non essere passati al vaglio delle urne, e quindi non posso pretendere pure l’assessorato. Questa sarebbe la regola del presidente Schifani e di Forza Italia, perché se così non fosse, Elena Pagana, non eletta, potrebbe rivendicare un assessorato.
Se parliamo di territorialità, Alessandro Aricò (FdI) è indiscusso: è palermitano, oltre 10 mila preferenze, e pure competente. L’esperienza parlamentare non gli manca. Rimanendo nel capoluogo siciliano, l’altro competitor è sicuramente il forzista Edy Tamajo. Non ha fatto l’assessore come Aricò, ma non possiamo ignorare il suo exploit di oltre 21 mila voti, il più quotato della provincia di Palermo. Infatti, la lista di Forza Italia è quella che in assoluto ha tirato il maggior numero di preferenze. Senza dimenticare l’atro record man leghista Luca Sammartino che dalla sua Catania ha preso quasi 21 mila preferenze. E spostandoci ancora verso la Sicilia orientale, c’è il pupillo di Ignazio La Russa. Chi? Il meloniano Gaetano Galvagno, di Paternò e con 14 mila voti sulle spalle e più volte assessore. Sul ragusano c’è Giorgio Assenza, sempre del partito della Meloni, e anche lui politico di esperienza. Se uno va a fare l’assessore, è chiaro l’altro potrebbe optare per la prestigiosa carica di presidente dell’Ars. E qui parliamo di competenza. Possibile ritorno anche di Mimmo Turano, il più votato in quota Lega nel trapanese.
Finora abbiamo parlato di uomini, e la quota rosa? E’ una componente che per legge dovrà caratterizzare la futura squadra di Schifani. Tra le donne elette e con la probabile ambizione di fare l’assessore ci sono: le messinesi Elvira Amata (FdI) e Bernardette Grasso (FI), quest’ultima già esperta perché ha guidato il ramo della funzione pubblica, l’agrigentina Giusi Savarino (FdI), già presidente della Commissione Ambiente e Territorio di Palazzo dei Normanni nella legislatura appena conclusa, la deputata azzurra Luisa Lantieri della provincia di Enna, per il Carroccio Marianna Caronia (che però è nel listino), e Nuccia Albano originaria di Borgetto, la new entry della Dc Nuova di Totò Cuffaro. Tutte oltre la prima legislatura, a parte Albano. Quotazioni basse per Stefania Prestigiacomo, all’inizio indicata da Gianfranco Miccichè come possibile candidata alla presidenza della Regione. Ma questa è già storia vecchia.
Poi ci sono gli assessorati che pesano: salute e agricoltura (fanno più gola di tutti per fatturato). A questo punto l’avvocato penalista catanese Ruggero Razza, e il siracusano Edy Bandiera, primo dei non eletti di FI, potrebbero ritornare, rispettivamente, nel proprio posto? Nomi che ne vantano di esperienza. Anche Francesco Cascio, primo dei non eletti di FI a Palermo, potrebbe concorrere alla sanità. L’ex presidente dell’Ars, in quanto tale, ha di sicuro esperienza e anche competenza essendo un dirigente medico dell’Asp: qui scatta il criterio del politico tecnico.
C’è da dire che non tutte le province possono essere rappresentate. Ma una spartizione equa tra Palermo e Catania non può mancare. Vi ricordate? Questa fu una delle polemiche mosse contro l’ex governatore Nello Musumeci, eletto al Senato nella lista di Giorgia Meloni con oltre 150 mila preferenze nella città etnea e che sarà il nostro alfiere a Roma.
Schifani, dunque, farà un governo Palermo-centrico o un governo distribuito territorialmente? Nel primo caso, potrebbe incorrere nelle ire dei partiti della coalizione, che incolpavano Musumeci, primo tra tutti Gianfranco Miccichè, di aver spostato l’azione di governo nella sua città d’origine (si pensi agli assessori Marco Falcone, Ruggero Razza, Antonio Scavone, Manlio Messina , tutti di Catania), nel secondo caso i partiti che contano sarebbero accontentati.
Insomma, cari amici, quante sfaccettature, eppure queste sono le possibili trattative in corso. Voi che dite?
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