Renato Accorinti resta il sindaco di Messina. Con 23 voti favorevoli, dieci contrari e 5 astenuti non passa infatti la mozione di sfiducia al primo cittadino discussa in consiglio comunale. L’onda d’urto della sfiducia, alimentata e cavalcata dai partiti per settimane e mesi interi, non è bastata per defenestrare il sindaco pacifista dalla poltrona di Palazzo Zanca. E così, alle 03:33 di notte, all’epilogo di una interminabile seduta fiume durata quasi dieci ore, in un clima da stadio con gli accorintiani a seguire il Consiglio con tanto di cori e striscioni a difesa del primo cittadino, la mozione è andata in frantumi. Accorinti resta sindaco sino alla primavera del 2018 e il teatrino politico della sfiducia spegne le luci a tarda notte sulle note di “Bella Ciao”, intonate dai cittadini messinesi.
La votazione è arrivata dopo una maratona consiliare durata 10 ore. Accorinti, prima del voto, ha rivolto un accorato appello ai consiglieri (tacciato poi dai firmatari della sfiducia di aver fatto “sceneggiata”): “Non ci sono problemi gravi in questo momento. Non ci sentiamo di aver fatto così male. Anzi, per quello che di buono abbiamo fatto ci volete mandare via? Qui abbiamo trovato Hiroshima. Io sono “zziccuso e riuscirò ad ottenere le cose per la città. Votate come meglio credete, speriamo di lavorare meglio, di più, fare i tavoli di discussione. Ci saranno i tavoli tecnici su quello che volete, sono pronto insieme ai miei assessori, abbiamo bisogno di un lavoro di squadra. Vi chiedo collaborazione, altrimenti buona fortuna a tutti”.
Il verdetto dell’aula è stato emesso alle ore 3:33, con 23 voti favorevoli alla mozione, 5 astenuti e 10 contrari. Accorinti si salva dunque in extremis e ringrazia la spaccatura verificatasi all’interno dei gruppi consiliari, in particolare in Forza Italia e nel Partito democratico. Decisivo il no dei genovesiani di Forza Italia e dei tre consiglieri del Pd che hanno voltato le spalle alla capogruppo Antonella Russo. Hanno ribadito il sì alla sfiducia i firmatari: per i Centristi per la Sicilia (ex Udc) Mario Rizzo, Franco Mondello, Mariella Perrone, Andrea Consolo e Libero Gioveni; per Ncd Daniela Faranda e Nicola Crisafi; per Sicilia Futura i consiglieri Nino Carreri, Nino Interdonato e Santi Sorrenti (assente Rita La Paglia);per SiAmo Messina Piero Adamo e Fabrizio Sottile; per il Pd la capogruppo Antonella Russo; per Felice per Messina Giuseppe Santalco, Nora Scuderi e Carlo Cantali; per Forza Italia Pippo Trischitta, Giovanna Crifò; per i Progressisti democratici Simona Contestabile e Nicola Cucinotta; per Grande Sud solo Donatella Sindoni; per il Gruppo misto Daniele Zuccarello; per Fratelli d’Italia Elvira Amata.
Contro la sfiducia si sono espressi in sede di votazione gli esponenti di “Cambiare Messina dal basso” Lucy Fenech, Ivana Risitano, Maurizio Rella e Cecilia Caccamo; e con loro anche tre consiglieri comunali del Partito Democratico: Claudio Cardile, Gaetano Gennaro e Pietro Iannello, per il Gruppo Misto Pippo De Leo e Carlo Abbate; per il Megafono Angelo Burrascano. Pio Amadeo, esponente di Sicilia democratica non ha preso parte alla votazione. Si sono, invece, astenuti la presidente del consiglio Emilia Barrile, i genovesiani di Grande Sud Benedetto Vaccarino e Carmelina David; il capogruppo dei Progressisti democratici, anche lui genovesiano, Francesco Pagano; Pierluigi Parisi di Forza Italia.
Dunque, nella notte dei lunghi coltelli, all’atto cruciale del suo destino politico e amministrativo, Accorinti è stato salvato dai tre consiglieri comunali che hanno sconfessato la linea del coordinatore Ernesto Carbone e allo stesso modo ha sfruttato anche la spaccatura nell’area genovesiana, con i forzisti che si sono divisi. Altra defezione dell’ultima ora sul fronte anti-Accorinti è stata quella del presidente del Consiglio, Barrile, la cui astensione ha indebolito ulteriormente i numeri del “sì”.
Non passa il colpo di mano tentato dall’ala centrista degli ex Udc ed Nuovo Centro Destra che già lo scorso luglio avevano presentato la sfiducia in Comune e si erano mossi per fare da collante tra i gruppi ed i consiglieri per mandare a casa Accorinti. A questo punto sarà interessante vedere se i consiglieri che hanno salvato Accorinti decideranno di sostenerlo in Consiglio comunale o se, invece, si sarà trattato di un sostegno politico legato esclusivamente alla circostanza. La scelta politica c’è stata, il dato politico è evidente e non si può mascherare: i genovesiani forzisti e i democratici si sono spaccati, consentendo al primo cittadino di non essere sfiduciati. Altro segnale che è emerso nella seduta è stato quello dell’assenza in aula della consigliera Rita La Paglia, esponente del gruppo Picciolo. Doveva essere il de profundis accorintiano ma Palazzo Zanca ha scritto il finale della telenovela: Messina-Tibet, la storia continua.