Una maggiore sinergia tra magistratura, ordini professionali e istituzioni sanitarie, con l’obiettivo di affrontare in modo efficace le sfide della responsabilità sanitaria e di promuovere un equilibrio tra diritti del paziente e sostenibilità del sistema.
Oggi, 15 novembre, 2024, magistrati, avvocati e medici si sono confrontati al Tribunale di Palermo sulla responsabilità sanitaria, un tema che negli ultimi anni ha visto evoluzioni significative sia in ambito giurisprudenziale che medico legale.
L’evoluzione della giurisprudenza sulla responsabilità sanitaria
Le recenti sentenze hanno accentuato l’importanza della dimostrazione del nesso di causalità tra il danno subito dal paziente e l’operato del personale sanitario, un elemento che spesso risulta complesso da accertare con certezza.
La magistratura si trova quindi nella difficile posizione di bilanciare la tutela del paziente e le esigenze di sostenibilità del sistema sanitario, che rischia di essere sovraccaricato da un aumento delle cause per danni.
“L’approccio giurisprudenziale alla responsabilità sanitaria ha subito trasformazioni significative, analogamente ad altri ambiti del diritto –ha spiegato Matteo Frasca, presidente della Corte d’Appello di Palermo -. La giurisprudenza si evolve adottando soluzioni che mirano a tutelare la salute in modo più efficace. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che il diritto alla salute deve essere bilanciato con il diritto del medico a esercitare la propria professione in sicurezza, senza il timore costante di azioni risarcitorie o, peggio, di procedimenti penali”.
Frasca ha poi evidenziato un problema crescente: “L’aumento delle denunce, per oltre il 90% infondate, ha portato i medici a ricorrere alla medicina difensiva, scegliendo approcci più sicuri e rinunciando a trattamenti potenzialmente rischiosi ma spesso necessari”.
Riguardo alla depenalizzazione, Frasca ha espresso la sua opinione: “Non credo sia una strada percorribile. Una soluzione migliore potrebbe essere quella di introdurre un sistema di responsabilità indiretta per i medici. In questo modello, il cittadino potrebbe agire per il risarcimento nei confronti della struttura sanitaria di appartenenza del medico, riservando a quest’ultimo eventuali azioni disciplinari. In tal modo si garantirebbe una tutela adeguata al paziente senza esporre il singolo professionista a rischi sproporzionati”.
Il rapporto tra medico e struttura sanitaria
Il rapporto tra medico e struttura sanitaria nel caso di una causa per colpa medica, però è complesso anche se regolato sia da principi di diritto civile che da normative specifiche. La struttura, infatti è responsabile delle attività svolte dal medico all’interno delle sue mura, per effetto del principio del controllo e della vigilanza sul personale, indipendentemente se egli è dipendente della struttura sanitaria o libero professionista convenzionato.
La struttura, quindi, ha una responsabilità contrattuale verso il paziente, che la obbliga a risarcire eventuali danni derivanti da errori medici, salvo poi rivalersi sul medico nei casi di colpa grave.
La legge prevede l’obbligo per i medici e le strutture sanitarie di stipulare una polizza assicurativa che copra i danni causati ai pazienti. Per i medici, in particolare, l’assicurazione può coprire i danni derivanti dall’esercizio della loro attività, inclusi gli eventuali risarcimenti che potrebbero essere chiamati a pagare nel caso di un contenzioso giudiziario.
Se la struttura viene condannata a risarcire un paziente, ha la possibilità di rivalersi sul medico che ha commesso l’errore, qualora dimostri che la colpa sia esclusivamente del professionista (e non di un problema strutturale o organizzativo della struttura). Questo diritto di rivalsa, però, può essere esercitato solo nei casi di colpa grave del medico.
Il ruolo della medicina legale
Il contributo dei medici legali è centrale in questo contesto, poiché attraverso criteri tecnico-scientifici analizzano i vari aspetti della vicenda per determinare se si tratti di un vero caso di malasanità o di una semplice casualità delle circostanze.
“La consulenza tecnica medico-legale è indispensabile nei processi riguardanti la responsabilità sanitaria, poiché il giudice non dispone delle competenze necessarie per risolvere questioni tecniche legate alle cause e agli effetti del danno. In questi casi, è essenziale il contributo di specialisti del settore medico, con una specifica esperienza nell’ambito oggetto della controversia – ha evidenziato Davide Albano, presidente dell’Associazione Specialisti medici legali e ricercatore UniPa -. La normativa attuale, come la legge Gelli-Bianco, sottolinea l’importanza di un approccio metodologico rigoroso, che preveda l’analisi dettagliata del percorso fattuale e della documentazione disponibile. Questo approccio deve includere la valutazione di tutte le evidenze scientifiche, comprese le linee guida e le buone pratiche cliniche, per garantire una decisione basata su criteri oggettivi e competenti”.
Il ruolo degli avvocati
“Noi avvocati abbiamo definito i nostri medici eroi, proprio perché hanno lavorato tanto per tutelare la salute di tutti – evidenzia il presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo Dario Greco -. Come Ordine siamo fortemente impegnati nel contrastare tutti quei fenomeni che possono essere definiti come veri e propri sciacallaggi: dai bigliettini da visita e volantini distribuiti nei pronto soccorsi alle campagne pubblicitarie sui social che promettono risarcimenti facili con slogan come ‘Se stai male, vieni da noi e ti faremo ottenere un risarcimento’. Queste iniziative, spesso portate avanti non da professionisti ma da strutture commerciali o agenzie, cercano pretestuosamente casi di malasanità”.
“Noi siamo in prima linea per combattere tali comportamenti, pur ribadendo che questo non deve in alcun modo pregiudicare il diritto di chi ha subito un danno reale a ottenere un giusto risarcimento. Tuttavia, c’è una differenza sostanziale tra il promuovere un’azione giudiziaria fondata o sollecitare un’azione penale su fatti concreti e il fare accuse indiscriminate e generiche – conclude -. Questi fenomeni arrecano danni non solo alle persone direttamente coinvolte, ma all’intera collettività, alimentando sfiducia e danneggiando il sistema sanitario nel suo complesso”.