Si conclude nel peggiore dei modi l’agonia dell’Anfe Sicilia, un altro grande e storico ente della formazione professionale dell’Isola. Dopo i problemi finanziari che da tempo lo attraversano e la recente vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’allora presidente Paolo Genco, è arrivata la revoca dell’accreditamento da parte dell’Assessorato regionale. Un provvedimento che rende ancora più incerta la già difficile situazione dei 611 dipendenti. Anche perché nel frattempo l’Avviso 8, che dovrebbe rimettere in moto il settore e consentire il riassorbimento dei lavoratori in forza agli enti rimasti fuori, non riesce a prendere il via.
Non lasciano spazio a contestazioni gli argomenti utilizzati dal direttore generale Gianni Silvia per motivare la propria scelta. Decisivi nella valutazione dell’Assessorato gli esiti dell’inchiesta ed il comportamento assunto dall’Anfe nazionale. “L’Amministrazione – scrive Silvia nel decreto – ritiene gravi e rilevanti i fatti accertati dall’Autorità Giudiziaria”. Fatti che “hanno inciso sulla moralità professionale dello stesso e, in generale, sul rapporto fiduciario che si instaura tra l’Amministrazione e l’Ente con l’erogazione di provvidenze pubbliche”.
Per Silvia, inoltre, la dissociazione dichiarata dall’Anfe nazionale, nei confronti della delegazione siciliana titolare dell’accreditamento, è stata troppo timida. È stata derubricata a semplice dichiarazione di intenti la volontà espressa dall’Assemblea nazionale dell’Ente di costituirsi parte civile nei processi. Mentre l’Anfe Delegazione per la Sicilia “non ha fornito alcuna indicazione in proprio delle misure da intraprendere nei confronti del suo legale rappresentante pro tempore, né in termini di costituzione di parte civile, né in termini di avvio di automa azione di responsabilità in sede civile”. “Il fatto poi di avere di avere nominato un Commissario Straordinario – continua il dispositivo – non impediva all’Anfe nazionale di avviare, a prescindere dai profili penali, specifica e tempestiva azione di responsabilità nei confronti della vecchia amministrazione, nonostante i danni e l’ampio discredito derivato dalla condotta posta in essere negli anni passati, della cui illiceità, quanto meno sul piano privatistico, non si dubita in questa sede”.
Ai fatti che riguardano l’ex presidente Paolo Genco si affiancano anche le “false dichiarazioni o documentazioni rese in materia di accreditamento e/o in materia di gestione delle attività finanziarie”, nonchè le “chiare violazioni relative alla gestione e rendicontazione delle attività finanziate, a valere sugli Avvisi 1 e 2/2012”. La carrellata di motivazioni elencate nel documento si chiude con la violazione delle clausole contenute nei patti di integrità ovvero nei protocolli di legalità siglati dall’Ente.
Sono queste le cause che hanno spinto la Regione a prendere un provvedimento così radicale. Una scelta obbligata alla luce delle responsabilità penali e amministrative emerse. A farne le spese tuttavia non sono soltanto il presidente e i dirigenti dell’Anfe, ma soprattutto i lavoratori. Quale sarà il loro destino?
L’Anfe, infatti, potrà completare le attività in corso, ma non potrà partecipare ai nuovi bandi. La strada del ricorso e, in caso di vittoria, della nuova richiesta di accreditamento oltre ad essere decisamente impervia è anche molto lunga. Mentre la possibilità che parte del personale venga assorbito dagli enti vincitori dell’Avviso 8 deve fare i conti con le forti criticità che da mesi ostacolano la partenza del nuovo programma formativo.