Milioni di turisti, come ogni anno, scelgono la Sicilia come meta ricercata. Ma non decolla nella classifica dei comuni turistici che beneficiano dei flussi turistici in grado di portare valore aggiunto sul proprio territorio. I dati del report “La Ricchezza dei Comuni Turistici 2023″ realizzato da Sociometrica, nella sua top 100 vede la presenza di solo cinque Comuni siciliani, con Palermo unica città nella top 20.
Le città turistiche sono sempre più protagoniste del periodo estivo e del ferragosto: a livello di impatto economico sul territorio ottengono delle performance migliori rispetto alle più note località balneari.
Dal report emerge che nel 2022 gli oltre 29 milioni di turisti che hanno visitato Roma hanno portato 8,5 miliardi di euro di valore aggiunto. Si tratta della miglior performance italiana, che da sola vale oltre il 9 per cento “in valore aggiunto” del totale di quasi 94 miliardi di euro di “ricchezza” portate all’economia italiana nelle prime 500 località turistiche.
Nella classifica a seguire ci sono Milano (3,6 miliardi di euro ), Venezia (3,08 miliardi) e Firenze (2,54 miliardi), prima di arrivare a una località simbolo del turismo balneare, Rimini, che con 1,48 miliardi di euro in valore aggiunto precede di poco Napoli (1,47 miliardi).
Le prime 5 Città siciliane in classifica: Palermo, Catania, Siracusa, Taormina e Cefalù
I primi tre Comuni turistici siciliani sono tre capoluoghi di provincia:
- Palermo al posto numero 15 in Italia, 814 milioni di euro di valore aggiunto;
- Catania al 27esimo posto in classifica, con 466 milioni di euro;
- Siracusa al 35° posto, a 389 milioni di euro
- Al quarto e quinto posto come località più tradizionalmente legate al turismo si trovano Taormina al posto numero 45, con 326 milioni di euro, e al 63esimo posto per Cefalù a 280,6 milioni di euro.
Il “valore aggiunto” di una Città Turistica
Il successo delle città sopra alle località balneari, riporta Sociometrica nel suo studio, è dovuto al mix di offerta culturale ed investimenti territoriali nel settore alberghiero.
Nonostante i milioni di turisti attirati ogni anno in molte aree questo capacità sul territorio manca e si punta all’affitto di seconde case per brevi periodi, il valore aggiunto per il territorio non decolla.
In Sicilia un caso tipico di questa tendenza lo rappresenta la differenza tra due comune come Lipari e Palermo.
L’isola più grande delle Eolie, è una delle le mete balneari con maggiore offerta di residenze private in modalità di affitto breve più alta in Italia, ben 1383 secondo le stime indicate da Sociometrica, ma nonostante oltre tre milioni di presenze nel 2022 non rientra nella top 100 delle città turistiche italiane.
Palermo, che secondo i dati Istat ha raggiunto un milione e 649 mila presenze, nonostante il minor afflusso raggiunge invece il posto numero 15 in Italia per l’eccellente varietà di attrattività culturale e di strutture ricettive sul territorio e raggiunge il 15,5 per cento di crescita rispetto al 2022, segnando la seconda migliore “performance” tra le città del Sud Italia.
Gli alloggi con “affitto breve” caratterizzanti nelle grandi città turistiche
La tendenza all’utilizzo degli affitti brevi in residenze private come case vacanza non è un’esclusiva del turismo balneare, ma presente nelle grandi città turistiche italiane e siciliane.
Il report Sociometrica include al suo interno anche una stima delle “destinazioni con maggior numero di presenze non osservate”. Osservando i dati dei siti dedicati agli affetti brevi, la prima in classifica è Roma, che passa da circa 19 mila “units” in affitto del 2021 a oltre 22 mila nel 2023, in aumento del 15%. Seguono Milano, con oltre 17 mila alloggi in affitto breve e una crescita del 26 per cento.
La top 10 dei comuni include i tre principali capoluoghi “ad alto valore aggiunto” siciliani.
-Palermo è sesta con 5.774 alloggi a disposizione, in crescita di oltre il 9 per cento nel 2022-23 rispetto al 2021;
-Siracusa è ottava, con un’offerta di 3.600 alloggi, in diminuzione (erano 3.800 l’anno precedente);
Catania si piazza al decimo posto delle località con un’offerta di affitti brevi di 3.419 alloggi, in aumento del 12,9 per cento rispetto l’anno precedente;
Conclusioni e analisi finali del Report
Il report trae le sue conclusioni finale, delineando alcune importanti analisi sulla dimensione comunale del turismo, o meglio l’economia dell’ospitalità o industria dell’ospitalità, in Italia e nelle Regioni, essendo questa la sua dimensione naturale.
Il mercato turistico, secondo quanto indica il report, è “un mercato delle destinazioni turistiche, di brand specifici, che è il nome giusto con cui definire quelle località che accanto a qualità naturali, storiche e culturali, assumono anche una “personalità”, ovvero sono attrattive perché percepite come rare, uniche, insomma posti dove bisogna andarci”.
“Inoltre, il livello comunale ci permette di vedere qui e ora, dettagliatamente, dove la ricchezza turistica viene effettivamente prodotta; ci permette di vedere quali comuni sono “turismo-dipendenti”, nel senso che la loro economia, anzi talvolta la loro stessa esistenza, dipenda solo o soprattutto dall’esistenza di un’economia fondata sull’ospitalità”. conclude il report Sociometrica.
alcune delle conclusioni generali indicate a fine report che evidenziamo:
-l’indagine si basa sui dati comunali del 2022, ma abbiamo avuto anche la possibilità di valutare i primi dati del 2023 (fino a maggio incluso). Siamo davanti a una crescita notevole del fenomeno turistico, stimabile per il 2023 complessivamente in un + 15,5%, tuttavia il 2022 ha permesso il pieno recupero delle presenze turistiche rispetto al 2019, anno record del turismo italiano;
– Due sono i “modelli” di crescita turistica, uno fondato sul “driver” degli alberghi e un altro sul “driver” degli affitti brevi (soprattutto nelle destinazioni balneari del Sud Italia e della Sicilia): nel primo caso l’impatto economico per le economie locali e per le imprese è notevole, nel secondo è
nettamente inferiore e non contribuisce a creare e sviluppare aziende specifiche che operino nell’economia dell’ospitalità;
– l’economia dell’ospitalità coinvolge 3.625 città, pari al 44,7% dei comuni italiani e si delinea come una piramide con una larghissima base: l’82,3% dell’intero valore aggiunto turistico nazionale si distribuisce nei primi 500 comuni, perciò un numero molto molto ampio, che in qualche modo delinea anche la caratteristica peculiare del modello turistico del nostro Paese;
– Da segnalare la presenza di un numero elevatissimo di comuni (alcune centinaia), soprattutto montani, che non avrebbero un reddito sufficiente a garantire un buon livello di vita collettiva se non ci fosse un’offerta di ospitalità organizzata, anzi sarebbero destinati a spopolarsi, come accade per comuni montani dove, invece, il fenomeno turistico non si manifesta.
Metodologia della ricerca
La stima del valore aggiunto dei singoli comuni italiani parte dall’esame del conto satellite generale del turismo italiano così come definito dall’Istat. Si considerano poi i dati relativi a 3.625 comuni, tutti quelli che l’Istat segnala come comuni “turistici”, ovvero sia comuni in cui è presente almeno una struttura ricettiva di qualunque tipo. In Italia i comuni nel complesso sono 8.092, perciò i comuni turistici in senso statistico rappresentano il 44,7% del totale. Dai 3.390 comuni hanno concentrato l’attenzione sui dati dei primi 500 comuni più rappresentativi, che nel complesso rappresentano l’82,3% del valore aggiunto turistico nazionale.
Il report si è limitato ai primi 500 comuni per tre ordini di ragioni: a) rappresentano la stragrande maggioranza del movimento turistico; b) si eliminano i dati “outlier”, cioè valori degli indicatori “abnormi” dovuti però solo al numero estremamente basso di abitanti del comune o altre aporie statistiche; c) concentra la significatività dei confronti.
Per ciascuno dei 500 comuni più turistici si è calcolato il valore aggiunto attraverso le seguenti variabili: a) tutte le informazioni di carattere turistico, ad esempio gli arrivi e le presenze per comune, la consistenza dell’offerta turistica, sia alberghiera che extra-alberghiera; b) una stima delle presenze
turistiche non ufficiali. Lavorando con i dati comunali si è così creato un ranking dei comuni turistici, ovvero una classifica calcolata sulla base della loro performance turistica nel 2022, e poi fatto una stima (solo generale, non comunale) per l’anno 2023 basato sui dati Istat dal gennaio a maggio incluso.
Fonte dati: https://www.sociometrica.it/works/la-ricchezza-dei-comuni-turistici-ed-2023