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Report Fabi

Tassa extraprofitti, quali sono i ricavi delle banche? I dati dei tassi applicati sui mutui in Sicilia

mercoledì 9 Agosto 2023
banca mutui casa
Cosa cambia per chi ha un mutuo con la tassa sugli extraprofitti delle banche? Il prelievo straordinario a carico degli intermediari finanziari varato dal governo Meloni prevede che gli istituti di credito diano un contributo rispetto ai margini di interesse sulle loro attività di credito. Come funziona? Il Governo ha precisato che l’imposta straordinaria sarà versata nel corso del 2024 e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. “Le maggiori entrate derivanti da tale imposta saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”.
Governo Italiano

 

Ma con le nuove norme il costo dei mutui di nuova accensione potrebbe aumentare. Perché le banche potrebbero scegliere di far ricadere sulla clientela il costo della nuova tassa (almeno in parte). Si teme un possibile aumento dello 0,5% del costo dei prestiti delle imprese e dei nuovi mutui. Questo extracosto non andrà invece a colpire i mutui già esistenti, anche quelli a tasso variabile. La rata del variabile è infatti parametrata al tasso Euribor. Ovvero il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee.

I dati nazionali di Bankitalia: i tassi sui mutui sono in aumento

Nel mese di giugno 2023 un report di Bankitalia rileva che i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG) si sono collocati al 4,65 per cento (4,58 in maggio).

La quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno e’ stata del 41 per cento (29 nel mese precedente). Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si e’ collocato al 9,03 per cento (10,43 nel mese precedente) per effetto delle rinegoziazioni effettuate nel periodo di riferimento. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle societa’ non finanziarie sono stati pari l 5,04 per cento (4,81 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,41 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 4,74 per cento.

I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,72 per cento (0,67 nel mese precedente). Prestiti giù dell’17% nello stesso mese.

 

Tassi bancari applicati sui mutui e i ricavi delle banche: come è messa la situazione?

Ma le banche con i mutui verso cittadini e imprese come si stanno comportando, quali sono i dati aggiornati sui tassi bancari applicati sui mutui nelle regioni italiane e in particolare in Sicilia? E soprattutto quali sono realmente i ricavi delle banche negli ultimi anni, bilanci alla mano?

Lando Maria Solleoni – Fabi

Ci vengono incontro due report pubblicati da FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) che ha espresso oggi, 9 agosto, una posizione in merito alla questione extraprofitti con un comunicato ufficiale del segretario generale Lando Maria Solleoni sulla decisione del Governo di tassare il 40% dei margini di interesse degli istituti bancari per i risultati del 2023. “L’investimento classico del settore bancario, come abbiamo sempre evidenziato, non esiste più e sono altre le forme finanziarie di investimento che generano commissioni e utili per le banche. Questo “nuovo modello” di attività bancaria andrebbe sempre analizzato dalla politica in profondità, non soltanto quando servono entrate economiche, ma quando talvolta viene meno il ruolo sociale che dovrebbe realizzare qualsiasi istituto. Mi auguro che queste somme vengano utilizzate, come preannunciato, per aiutare i più deboli con iniziative concrete e trasparenti”.

In merito alla situazione dei mutui per famiglie imprese, in una intervista rilasciata a un giornale romagnolo, sempre oggi 9 agosto, è stato il segretario generale aggiunto della Fabi, Mattia Pari, facendo il punto sui rialzi dei tassi dei mutui decisi dalla Bce e i problemi per l’acquisto di abitazioni da Nord a Sud Italia e in un focus sulla situazione locale della regione romagnola ad esser esplicito: “l’aumento del costo del denaro e dell’inflazione, ko per l’economia di famiglie e imprese”.

 

I TASSI BANCARI SUI MUTUI NELLE REGIONI ITALIANE: La situazione in Sicilia

Il rialzo dei tassi sta mettendo seriamente in difficoltà molte famiglie in Italia e in Sicilia. Comprare casa oggi con un mutuo a Milano, Roma e Napoli costa complessivamente 100.000 euro in più rispetto alla fine del 2021.

Secondo i dati elaborati dalla Fabi, l’acquisto di un immobile da 350.000 euro, nelle tre principali città italiane, con un prestito bancario di 250.000 euro da 25 anni e con un anticipo in contanti di 100.000 euro, comporta, oggi, un costo totale, conteggiando gli interessi pagati alla banca, di oltre 500.000 euro, il 25% in più circa dei 400.000 che sarebbero stati necessari fino a poco più di un anno fa.

 

Rata Mensile per Mutuo

La regione Lazio, con un tasso medio intorno al 4,42% è “maglia nera” nella classifica regionale degli interessi, seguita dalla Calabria con il 4,40%, mentre la regione con il tasso bancario più conveniente applicato è il Friuli Venezia Giulia, al 3,65%.

La Sicilia è una delle regioni in cui il tasso dei prestiti è più elevato con un un interesse medio del 4,23%, piazzandosi al settimo posto nella classifica delle regioni italiane e con una rata mensile per mutuo a 25 anni di 683 euro sui mutui abitazioni fino a 125mila euro; di 1.093 euro fino a 250mila euro; di 1.367 euro per oltre 250mila euro 3,88%.

I dati mostrano un paese spaccato in due: il tasso medio del paese che si assesta sul 4,1%, consente di vedere la marcata differenza tra le diverse aree del paese con condizioni favorevoli per i prestiti al Nord e  la forte penalizzazione invece per il Centro, il Sud e le Isole

 

 

Tassi sui Mutui

I tassi sui mutui per abitazioni fino a 125mila euro arrivano oggi 4,31%; fino a 250mila euro 3,96%; oltre 250mila euro 3,88%.

Con una precisazione importante, che viene sottolineata nel report, che è la diversa applicazione del tasso di interesse rispetto al capitale richiesto.

Se al Nord e al Centro con l’aumentare dell’importo finanziato diminuisce il tasso di interesse, al Sud e in Sicilia succede il contrario dove le differenze territoriali sul costo dei mutui dipendono da alcuni fattori di rischio. L’arretratezza economica del Sud e delle Isole, i numeri dei fallimenti delle imprese, le difficoltà a pagare prestiti e mutui di famiglie e aziende sono per gli istituti bancari dei “fattori di rischio” che incidono sui mutui nonostante ci sia maggiore disponibilità e sensibilità degli istituti di credito verso le difficoltà e i problemi di cittadini e imprese.

 

 

 

 

Quanto è aumentata la rata di un mutuo dal 2021 ad oggi? Tasso fisso o variabile?

 

Le prospettive a medio termine sui mutui dovrebbero però migliorare nel futuro. Considerando la situazione attuale e i futures sull’Euribor (l’indice di riferimento per i mutui variabili) il sito aggregatore sui mutui Facile.it in un altro studio realizzato indica che la spesa maggiore di chi ha sottoscritto un mutuo medio variabile, a gennaio 2022, potrebbe arrivare al +61% a dicembre, per poi ridiscendere a luglio 2024 al +57% rispetto alla rata iniziale.

La previsione, si spiega, e che l’Euribor a 3 mesi che nelle ultime settimane ha rallentato la sua salita, crescerà fino tra novembre e dicembre, quando toccherà il 3,86%; ciò porterebbe il tasso del mutuo medio preso in esame a superare il 5,10%. Nel 2024 però il tasso dovrebbe scendere al 5,02% a marzo, e addirittura al 4,83% a giugno 2024. Ciò significa che “da dicembre 2023 i tassi prima si stabilizzeranno per poi cominciare a diminuire e tornare sotto al 3%, presumibilmente, dalla metà del 2025”.

 

Fonte dati: report FABI 5 agosto 2023, I TASSI BANCARI DEI MUTUI IN TUTTE LE REGIONI ITALIANE file:///C:/Users/joska%20arena%2078/Downloads/FABI_AnalisiRicerche_20230805_Mutui-rata-regione.pdf

 Le Banche italiane dal 2019 al 2022: ricavi totali a quota 413 miliardi di euro

Negli ultimi 10 anni,si sono profondamente trasformati la natura, l’assetto e gli equilibri politici del settore bancario italiano: da presidio del territoriolocale  con attenzione verso l’economia reale, le imprese e le famiglie, le filiali delle banche si sono trasformate, oggi, in attori finanziari globali.

Questa trasformazione è “scritta” chiaramente nei bilanci: negli ultimi 5 anni il totale dei ricavi del settore è stato pari a 413 miliardi di euro: di questi, più della metà (50,5%) cioè 209 miliardi corrisponde alle commissioni; mentre 204 miliardi (49,5%) arrivano dal margine d’interesse, cioè dai prestiti.

Nel 2022, i prestiti sono tornati a essere la fonte maggiore di ricavi, grazie al velocissimo aumento del costo del denaro deciso dalla Bce, ma la tendenza è quella tracciata complessivamente nell’ultimo quinquennio: più commissioni, meno credito.

IN AUMENTO I RICAVI NEGLI ULTIMI 10 ANNI

Secondo i dati più aggiornati, che si riferiscono agli anni dei precedenti rinnovi contrattuali e al 2022, i ricavi e gli utili delle banche sono costantemente aumentati. I ricavi sono stati pari a 74 miliardi nel 2012, 78 miliardi nel 2015, 82 miliardi nel 2019, 88 miliardi nel 2022; in 10 anni +18%.

Quanto agli utili, dopo la perdita complessiva di 2,5 miliardi nel 2012, si sono attestati a 3,7 miliardi nel 2015, 15,7 miliardi nel 2019, 25 miliardi nel 2022; in 10 anni +1.000%.

Rispetto alla crescita degli utili i costi del personale sono cresciuti molto meno: in 10 anni solo +17%. Anche il cost-income, cioè il rapporto tra costi e “fatturato”, è progressivamente migliorato negli ultimi anni: era al 66,4% nel 2015 e al 65,5% nel 2019, oggi è al 63,1% tra i migliori dati a livello
europeo.

SI RIDUCONO I DIPENDENTI E FILIALI MENTRE SALGONO I COSTI OPERATIVI

In 10 anni, i dipendenti bancari sono diminuiti (-14,7%) e anche le filiali (-36,2%), ma i costi operativi sono cresciuti quasi del 20%: i risparmi sul personale e i tagli alla rete sono stati destinati a coprire consulenze, spese legali e altri costi. Tagliare i costi, compresi quelli del personale, non è più una necessità per il settore. L’aumento del costo medio del lavoro (30 mila euro in 10 ani) si giustifica con stipendi sempre più alti per alcune categorie di dipendenti e non per tutte. Nel 2012 le banche avevano 309mila dipendenti e 32.000 filiali in tutta Italia. Dopo 10 anni, i dipendenti delle banche sono scesi a 264mila (meno 15%) e le filiali bancarie sotto quota 21mila (meno 36%).

BancoPosta, nello stesso periodo, ha lasciato di fatto intatta la sua presenza territoriale: le filiali erano 13.000 e oggi sono 12.500 (meno 5%). Lo spazio lasciato a BancoPosta è voluto, non casuale: le banche preferiscono concentrarsi su attività che garantiscono maggiori ricavi (la vendita di prodotti finanziari e assicurativi) lasciando a Poste attività più costose e meno redditizi. Allo stesso tempo BancoPosta diventa un canale distributivo alternativo per alcuni grandi gruppi bancari che vendono i loro prodotti di credito anche ai clienti di Poste.

 

 

VIGILANZA BCE: dal 2014 MENO BANCHE, QUALITÀ DEL CREDITO IN MIGLIORAMENTO.

A partire dal 2014, la vigilanza sulle banche italiane, con l’eccezione delle più piccole, è passata dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea che ha drasticamente modificato l’approccio di supervisione: zero dialogo, più regole rigide.

Obiettivo: meno banche, pochi grandi gruppi e più solidi, con patrimoni più robusti capaci di reggere anche a scossoni finanziari di dimensione globale perché il fallimento di Lehman Brothers nel 2008 aveva lasciato il segno.

In particolare, la Bce ha preteso una rilevante riduzione delle sofferenze: i crediti deteriorati delle banche erano passati, dal 2008 al 2014, da 131 miliardi a 350 miliardi di euro (200 miliardi erano sofferenze).

Oggi le sofferenze nette sono pari a circa 15 miliardi, mentre il totale dei crediti deteriorati è di 55 miliardi. La qualità del credito, insomma, è diventata una ossessione e la Bce ha costretto, di fatto, le banche, per alleggerire i loro bilanci, a cedere decine e decine di miliardi di prestiti non rimborsati a società di recupero crediti (spostando il problema dal settore bancario ai territori).

Le fusioni e le aggregazioni, in alcuni casi necessarie per evitare fallimenti, hanno portato a una rilevante semplificazione o razionalizzazione del settore, in linea con le indicazioni nette e chiare della Banca centrale europea.

I principali gruppi del settore Abi erano 31 nel 2012, 27 nel 2015, 22 nel 2019 e sono 18 oggi. Questa forte concentrazione ha portato le banche ad avere sempre più potere, che consente ai vertici del settore di condizionare significativamente la politica e le istituzioni.

Fonte dati:  report FABI 19 luglio 2023, LE BANCHE ITALIANE NEGLI ULTIMI ANNI https://www.fabi.it/wp-content/uploads/2023/07/FABI_AnalisiRicerche_20230719_Banche.pdf

 

IlSicilia.it continuerà a monitorare la situazione e l’andamento sui mutui, prestiti e finanziamenti alle famiglie e imprese siciliane sulle abitazioni e beni di consumo, come già fatto precedentemente in altri articoli ed in nuovi:

Fabi Sicilia: “Extraprofitti delle banche realizzati su fasce più deboli e Mezzogiorno”

https://ilsicilia.it/mutui-case-elettrodomestici-e-auto-interessi-salati-per-le-famiglie-in-sicilia/

https://ilsicilia.it/nomisma-a-palermo-calo-del-44-su-compravendita-case/

https://ilsicilia.it/banca-ditalia-aumentano-inflazione-mutui-e-prezzi-al-consumo-in-sicilia/

https://ilsicilia.it/indagine-kruk-italia-siciliani-in-vacanza-ad-ogni-costo-anche-con-i-debiti/

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