Nel corso dell’anno 2023 sono stati depositati 1.992 nuovi ricorsi, in decremento (-154 ricorsi, pari a circa -7,2%) rispetto al totale dei depositi dell’anno precedente. Sostanzialmente analogo risulta il decremento dei ricorsi per motivi aggiunti discesi dai 185 dell’anno 2022 ai 169 del 2023 (pari a circa il -8,6%). Questo è quanto si evince dalla relazione del presidente del Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia, Salvatore Veneziano, pubblicata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024.
Tra i dati statistici dei nuovi ricorsi dell’anno 2023 rispetto a quelli dell’anno 2022, meritevole di segnalazione la flessione in materia di sanità pubblica (-98), di esecuzione di provvedimenti ex legge Pinto (-71), di professioni e mestieri (-43), di servizi pubblici (-40), di demanio e patrimonio (-23), di stranieri (-21) e di sicurezza pubblica (-20), oltre a minori flessioni in materia di pubblico impiego, elezioni, rifiuti (e ancora altre materie nel dettaglio evidenziate nell’apposita tabella) solo parzialmente bilanciata dall’incremento dei ricorsi in materia di edilizia (+73), di armi (+56), di credito e risparmio (+36), di informative antimafia (+33) e di silenzio della P.A. (+30), oltre a minori incrementi in materia di urbanistica e accesso agli atti (e ancora altre materie nel dettaglio evidenziate nell’apposita tabella).
Esaminando anche i dati estrapolati per “rito processuale”, si evidenzia un decremento dei ricorsi trattati con il rito dell’ottemperanza (-134) e con il rito elettorale (-18), la sostanziale invarianza dei ricorsi trattati con il rito accelerato per appalti (-2), e un aumento dei ricorsi trattati con il rito del silenzio (+17), con il rito dell’accesso (+12) e con il rito abbreviato ex art. 119 c.p.a. (+11).
Nel corso dell’anno 2023 sono stati definiti 3.810 ricorsi; da tale dato – tenuto conto della pendenza all’1.01.2023 (5.761 ricorsi) e del nuovo introito (1.992 nuovi ricorsi + 109 riaperture di fascicoli pregressi) – deriva una pendenza al 31.12.2023 di 4.052 ricorsi, con una differenza rispetto alla pendenza al 31 dicembre dell’anno precedente di -1.709 ricorsi, pari a circa il – 29,5%.
Questo quanto si evince dalla relazione del presidente del Tribunale amministrativo regionale per la Sicilia, Salvatore Veneziano, pubblicata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024.
“Merita in questa sede ricordare che l’anno 2024, appena iniziato, costituisce il cinquantennale della concreta entrata in funzione dei Tribunali amministrativi regionali, istituiti con la legge 1034 del 6 dicembre 1971, essi sono stati insediati con decorrenza 1 gennaio 1974. È incontestabile, infatti, che la crescente, per certi versi addirittura tumultuosa, richiesta di tutela che è seguita all’istituzione dei Tribunali amministrativi ha contribuito a realizzare la completa applicazione dell’articolo 24 della Costituzione anche per gli interessi legittimi”.
Lo ha detto il presidente del Tar Sicilia, Salvatore Veneziano, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si sta svolgendo nell’aula magna di Palazzo Benso, a Palermo, alla presenza del presidente del Consiglio di Stato Luigi Maruotti. “L’entrata in funzione dei Tar ha, quindi, comportato un effetto di consolidamento della democrazia nel nostro Paese, – ha aggiunto il presidente – concretizzando un nuovo – e prima inesistente – strumento di controllo della legittimità dell’operato delle pubbliche amministrazioni e contribuendo così a eliminare aree di privilegio e di riserva delle pubbliche amministrazioni e a strutturare una nuova e più moderna configurazione dei rapporti tra cittadino e amministrazione”.
“La percezione dello stato dell’amministrazione siciliana e della sua presumibile capacità di rispondere alle sollecitazioni derivanti dall’attuazione nella Regione dei programmi di investimento oggetto, tra l’altro, del Pnrr, purtroppo è tutt’altro che positiva, e tale giudizio discende non solo dal generico rilievo – già svolto l’anno scorso, ma ribadito anche quest’anno – di una perdurante, oggettiva, criticità nei rapporti tra cittadini e amministrazioni denotanti un elevato grado di inefficienza della pubblica amministrazione, incapace di onorare oltre che le proprie obbligazioni (ottemperanze), anche gli elementari doveri procedimentali (silenzi e accessi), ma soprattutto dal mancato incremento dei contenziosi in materie che possono denotare lo svolgimento di attività amministrative qualificate, quali le autorizzazioni e concessioni, così come gli appalti”.