Secondo il Rapporto 2024 dell’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, Catania resta il capoluogo di provincia con il più alto importo in Italia della Tari, 594 euro annui, esattamente come l’anno precedente. Nell’isola sale la differenziata, al 51,5%, lontana dalla media nazionale che è del 65,2%. Ma a Palermo e Catania la differenziata è ben al di sotto del 50% che doveva essere raggiunto nel 2009: nel capoluogo siciliano si ferma al 15,6%, a Catania al 22%.
I dati sull’importo della Tari e la raccolta differenziata nei capoluoghi di provincia italiani e siciliani
Secondo il Rapporto 2024 dell’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, Catania resta il capoluogo di provincia con il più alto importo in Italia della Tari, 594 euro annui, esattamente come l’anno precedente.
Il rapporto considera una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. Una tariffa oltre tre volte superiore a quella di Trento, che si ferma a 183 euro, in leggero calo rispetto al 2023.
Per quanto riguarda le regioni, la media nazionale è di 229 euro annui per famiglia (+2,6% sull’anno precedente). In Sicilia la tariffa decresce dell’1,4%, a 390 euro, contro i 396 del ’23. Dei dieci capoluoghi dove la Tari è più alta, 7 sono al Sud.
In Sicilia, oltre a Catania, figura anche Trapani, con 453 euro. Il calo della tariffa Tari più consistente, in Sicilia, è a Messina che passa dai 453 euro del 2023 ai 318 di quest’anno, con un calo percentuale del 29,8%).
Il quadro completo delle città capoluogo della Sicilia è il seguente: Agrigento 428 euro (+0,4%), Caltanissetta 331 (+24,1%), Catania 594 (invariata), Enna 266 (-1,4%), Messina 318 (-29,8%), Palermo 335 (+6,7%) Ragusa 389 (-2,5%), Siracusa 398 (-3,6%), Trapani 453 (+6%).
Nell’isola sale la differenziata, al 51,5%, lontana dalla media nazionale che è del 65,2%. Ma a Palermo e Catania la differenziata è ben al di sotto del 50% che doveva essere raggiunto nel 2009: nel capoluogo siciliano si ferma al 15,6%, a Catania al 22%.
Le città capoluogo che quest’anno hanno avuto il maggiore aumento percentuale della Tari, in tutto 83, sono guidate da Caltanissetta (331 euro), con un +24,1%, seguita da Aosta con un +20,03.
La spesa media delle famiglie
L’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva che ha interessato la Tari applicata dai capoluoghi di provincia italiani nel 2024 e preso come riferimento una famiglia di 3 persone in una casa di proprietà di 100 metri quadrati.
La spesa media sostenuta dalle famiglie per la raccolta dei rifiuti si è attestata in media nel 2024 a 329 euro, con una crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente. Migliora poi il dato della raccolta differenziata: il calcolo più aggiornato, quello del 2022, indica che seppure con molto ritardo rispetto agli impegni si è superato il 65%: si è al 65,2%, l’1,2% in più rispetto al 2021.
Abbiamo già detto di Catania che risulta il capoluogo di provincia in cui si paga di più: 594 euro annui, senza variazioni sul 2023; Trento invece è quello in cui si paga meno: 183 euro, di poco inferiore rispetto al 2023.
Dalla top ten dei capoluoghi più costosi escono Benevento, Latina, Messina e Salerno; entrano invece Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani. Dalla top ten dei meno cari, esce Bolzano ed entra Siena. Se si guarda alle aree nazionali si scopre che al Sud si spende di più e si differenzia meno. Il Trentino Alto Adige è la regione più economica (203 euro), mentre la Puglia è la più costosa: la tariffa media è di 426,50 euro con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente.
Nel 2024 il rapporto ha riscontrato variazioni in aumento in 84 capoluoghi sui 110 esaminati; variazioni in diminuzione in 20 capoluoghi e situazioni sostanzialmente invariate nei casi restanti.
A livello regionale, spiccano in positivo, oltre al Trentino Alto Adige che si caratterizza per la spesa più bassa e un’elevata percentuale di raccolta differenziata, anche Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Marche dove ad una Tari molto al di sotto della media nazionale, si associano i più elevati livelli di raccolta differenziata. Al Sud, dove come s’è detto si spende di più e si differenzia di meno, non esiste una regione virtuosa su entrambi i fronti.
I dati Ispra sulla raccolta differenziata
Secondo i dati raccolti dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in Italia nel 2022 sono state prodotte circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021). La produzione pro capite è di circa 494 chilogrammi per abitante (-1,6% rispetto al 2021), con valori più elevati al Centro (532 Kg/ab.) seguito dal Nord (506 kg/ab.) e dal Sud (454 Kg/ab.).
La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65,2% (+ 1,2% rispetto al 2021) mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica.
A livello di aree geografiche il Nord si posiziona al primo posto (71,8%) seguito da Centro (61,5%) e Sud (57,5%). A livello di capoluoghi di provincia, la percentuale di raccolta differenziata pari o superiore al 65% è stata raggiunta da poco più della metà di essi (57%).
In 20 capoluoghi di provincia siamo ancora al di sotto dell’obiettivo del 50%, il cui raggiungimento era previsto nel 2009. Tra questi spiccano Palermo, con percentuale di raccolta differenziata al 15,6%, Crotone al 21,4%, Catania al 22% e Foggia al 26%.
“I dati del nostro Rapporto – afferma Tiziana Toto, Responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva – evidenziano le criticità principali del sistema di gestione dei rifiuti, come la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse, soprattutto in alcune aree del Paese. A fronte di ciò è urgente e necessario lavorare su più fronti”.
Secondo il documento, l’Italia ha raggiunto buoni risultati nel riciclaggio per alcune categorie di rifiuti, ma ciò non è più sufficiente. È urgente ridurre la produzione di rifiuti, in particolare nei settori dove i risultati di raccolta differenziata sono insoddisfacenti, come l’elettronica e il tessile. Per quest’ultimo, responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, l’Italia raccoglie solo 2,7 kg per abitante l’anno, a fronte di un consumo di 23 kg.
Per una vera transizione ecologica, il rapporto sottolinea l’importanza di coinvolgere tutti gli attori della filiera: dai produttori ai consumatori, dal riuso al riciclo.
Anche i cittadini devono svolgere un ruolo centrale, con una maggiore consapevolezza verso l’acquisto di prodotti sfusi e un’attenzione alle corrette pratiche di smaltimento. Tuttavia, molte famiglie lamentano difficoltà nel gestire materiali complessi come gli imballaggi, ostacolando un’effettiva partecipazione alla filiera circolare.
La nota dell’assessore all’Ecologia del Comune di Catania in merito al report di Cittadinanzattiva sulla tariffa Tari
“Il triste primato di Catania della tariffa Tari purtroppo non è una novità. Solo di recente, infatti, è stata intrapresa la strada senza ritorno della raccolta differenziata dei rifiuti, l’unica che conduce a una possibile diminuzione del tributo. Grazie anche alle nuove isole ecologiche e a una maggiore sensibilità dei cittadini, il dato della differenziata a Catania cresce progressivamente; attualmente si attesta al 37 % e non al 22% come indicato nella rilevazione e dunque in prospettiva si può ben sperare di ridurre la Tari” dichiara l’assessore all’Ecologia del Comune di Catania, Massimo Pesce.
“Ovviamente pagare meno ma pagare tutti, dipende da ciascuno di noi: rispettare le regole della raccolta differenziata e combattere l’evasione tributaria, sono proprio gli obiettivi che con il sindaco Trantino stiamo perseguendo, insieme a quella di creare altre infrastrutture per l’ecologia ambientale” conclude l’assessore.