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Rifiuti, sequestrata la discarica di Siculiana

venerdì 17 Luglio 2020
rifiuti

Sequestrata, su richiesta della Procura di Agrigento, la discarica e l’attiguo impianto di contrada Matarano di Siculiana. L’area è gestita dalla Catanzaro Costruzioni.

Il provvedimento, emesso dal Gip Francesco Provenzano, è stato eseguito dai carabinieri per la Tutela dell’ambiente – Nucleo operativo ecologico di Palermo e dalla Guardia di finanza, nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento.

L’impianto è stato consegnato a due amministratori giudiziari e da domani sarà chiuso ai conferimenti“.

Questo è il commento della Catanzaro Costruzioni, ente che gestisce l’impianto e che assicura la copertura per il trattamento dei rifiuti che sono prodotti mediamente da 400 mila abitanti su scala provinciale.

LE INDAGINI

L’atto giudiziario chiude una prima fase di indagini, avviate nel 2018 dai carabinieri del nucleo Operativo ecologico di Palermo, coordinate dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto Alessandra Russo, circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica.

L’indagine che ha portato al sequestro della discarica della Catanzaro costruzioni, a Siculiana (Agrigento), e all’iscrizione di tre persone nel fascicolo degli indagati, ha avuto origine dalla raccolta e dall’ascolto di tante segnalazioni provenienti da privati, enti e istituzioni, pubbliche e private.

Lo scorso anno, è stata eseguita una complessa attività di acquisizione documentale, svoltasi parallelamente al conferimento di un incarico di consulenza tecnica collegiale finalizzata al vaglio dello stato, materiale e giuridico dell’impianto, della conformità degli impianti e delle relative autorizzazioni e concessioni, alla normativa tecnica in materia e degli effetti che si fossero eventualmente determinati o che potessero determinarsi sull’ambiente.

“La relazione tecnica che ne è emersa – ha ricostruito la Procura di Agrigento – ha consegnato un quadro preoccupante sotto i profili della regolarità amministrativa degli impianti, della loro effettiva conformità alla normativa tecnica che ne regola la gestione, quanto sul profilo dell’impatto sul territorio in cui la discarica insiste, con limiti di contaminazione regolarmente superati, con emissioni laterali di biogas provenienti dalle vasche post-operative, con l’emersione di indici di ‘potenziale contaminazione’ delle acque sotterranee, senza l’attivazione delle dovute procedure di rientro”.

La discarica, che si occupa di un servizio di pubblica utilità, su indicazione del gip Provenzano, è stata consegnata a due amministratori giudiziari con l’incarico della gestione dell’impianto di discarica in sequestro “nei limiti di tale utilità, con riferimento alle commesse provenienti da enti pubblici o, comunque, aventi carattere pubblicistico, purché nel rispetto della normativa ambientale e al fine di regolarizzare l’attività”.

L’indagine della Procura prosegue anche con l’ausilio del nucleo di polizia economica tributaria della Guardia di finanza di Agrigento per accertare eventuali altri profili di illiceità, anche con riferimento agli eventuali pregiudizi economici e danni erariali, derivanti dalla irregolare gestione. Giuseppe Catanzaro, ex presidente di Confindustria Sicilia, non è più da qualche mese dirigente della “Catanzaro Costruzioni”. “Ho deciso di lasciare il mio ruolo di dirigente dell’azienda di famiglia per agevolare la conoscenza dei fatti rispetto a quanto riferito da privati interessati alla commissione regionale d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia e riportato nella ‘Relazione conclusiva sul ciclo dei rifiuti nella Regione Sicilia’, approvata il 16 aprile scorso”, aveva reso noto Catanzaro.

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