Totò Riina è accusato di minacce aggravate nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano sulla base di alcune intercettazioni ambientali effettuate quattro anni fa nella casa di reclusione milanese dove era detenuto il boss di Cosa Nostra. Il processo è iniziato davanti alla sesta sezione penale di Milano e nella prossima udienza, fissata per il 27 giugno, verrà ascoltato Siciliano, parte civile nel dibattimento.
Dalle captazioni, disposte dalla Dia di Palermo nel 2013 mentre il ‘capo dei capi’ di Cosa Nostra parlava, durante l’ora d’aria, col capomafia della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso, erano emersi anche presunti propositi di attentato nei confronti del pm di Palermo Nino Di Matteo. In quelle ore di intercettazioni, poi, Riina, stando all’imputazione del pm di Milano Bruna Albertini, avrebbe minacciato anche il direttore di Opera. Oggi il capomafia ha partecipato all’udienza in videoconferenza dal carcere di Parma steso su una lettiga a causa delle sue precarie condizione di salute.
Oggi i giudici hanno dato l’incarico ad un perito per trascrivere le intercettazioni al centro del processo, mentre il pm ha anche fatto acquisire agli atti alcuni brogliacci. Il legale del boss mafioso, l’avvocato Luca Cianferoni, sostituito oggi in udienza dal collega Mirko Perlino, ha indicato nella lista dei testimoni, tra gli altri, il cappellano del carcere di Opera, uno psicologo ed un educatore. Nella prossima udienza, invece, testimonierà il direttore Siciliano, parte civile con il legale Antonella Calcaterra e oggi rappresentato in aula dall’avvocato Alessandro Bastianello.