AGGIORNAMENTO ORE 16.22 – La deputata Giulia De Vita e Riccardo Ricciardi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
ORE 7.30 – Seguiranno la linea del silenzio la deputata nazionale del Movimento Cinque Stelle Giulia Di Vita e Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo? Tutto fa presagire che anche loro faranno scena muta davanti all’aggiunto Dino Petralia e il sostituto Claudia Ferrari che questa mattina riprenderanno gli interrogatori nell’indagine sulla falsificazioni delle firme per la lista grillina alle Comunali del 2012. Gulia Di Vita è stata sospesa dal movimento nei giorni scorsi, mentre Ricciardi sarebbe stato colui che materialmente depositò in tribunale la lista con le firme false. Entrambi – secondo gli inquirenti – sarebbero stati a conoscenza della vicenda.
Finora hanno parlato in pochi. Tra sabato e lunedì scorso si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Samantha Busalacchi, attivista 5 Stelle, Riccardo Nuti, ex capogruppo pentastellato alla Camera e Claudia Mannino, deputata nazionale del movimento, pure loro tra i 13 indagati. Legatissimi, dall’inizio della vicenda uniti nel negare qualunque responsabilità nel caso, hanno scelto lo stesso difensore. Anche questo presagio di una linea processuale comune. Solo che Nuti e Mannino hanno fatto di più. Probabilmente colta alla sprovvista dai pm Dino Petralia e Claudia Ferrari, Busalacchi ha, infatti, accettato di rilasciare un saggio grafico, strumento utile visto che a lei si contesta di avere ricopiato dalle originali, inutilizzabili per un errore di forma, alcune delle centinaia di firme depositate in tribunale. Mentre Nuti e Mannino hanno detto no anche a questo. Una chiusura totale condivisa anche dal marito di Mannino, Pietro Salvino, new entry nel registro degli indagati e interrogato subito dopo la moglie.
In silenzio sono rimasti anche l’attivista Francesco Menallo e il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello, che avrebbe autenticato le firme false. A parlare, confermando la versione di Claudia la Rocca, era stato invece il deputato regionale Giorgio Ciaccio. Ai due parlamentari dell’Ars, che hanno fatto il nome di chi c’era la convulsa sera che precedette il deposito delle firme e hanno descritto il ruolo di ciascun protagonista della vicenda si sono aggiunti altri due attivisti, Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito. L’inchiesta, condotta in tempi brevissimi, è dunque quasi conclusa: centinaia i cittadini che hanno disconosciuto le firme. Non si esclude che a supporto del materiale probatorio raccolto si affiderà a un tecnico una consulenza sulle sottoscrizioni.