Saranno per adesso una ventina i detenuti dell’Ucciardone e del Pagliarelli che daranno una mano per curare le aree verdi di Palermo. L’obiettivo, però, è di arrivare a 50 nell’arco di pochi mesi.
Firmato a palazzo delle Aquile il protocollo d’intesa “Mi riscatto per Palermo”, un progetto con un duplice obiettivo. Da un lato, programmare, organizzare e realizzare interventi di recupero del patrimonio ambientale nel territorio cittadino e di pubblica utilità. Dall’altro lato, però, si punta all’inclusione sociale e al reinserimento lavorativo di soggetti in espiazione di pena.
Il progetto, ideato nel 2019 e mai avviato a causa della pandemia, vedrà adesso la luce grazie all’accordo con i due istituti penitenziari e la Reset, la partecipata del Comune che in prevalenza si occupa proprio di gestire il verde urbano. Ma in cantiere ci sono già i primi contatti con altre partecipate, come Rap e Coime.
I detenuti, come hanno ricordato i direttori di Pagliarelli e Ucciardone, rispettivamente Maria Luisa Malato e Fabio Prestipino, verranno scelti in base ad alcuni requisiti. Saranno soggetti che stanno scontando pene definitive e in stato di detenzione di media sicurezza, che possono accedere a programmi di pubblica utilità.
“Diamo, così, un senso alla pena da scontare – sottolinea Malato -, in modo che possano restituire qualcosa alla città, impiegare il tempo in modo utile e proiettarsi verso il futuro con la prospettiva di poter trasformare questa esperienza in lavoro retribuito. Per adesso, non è previsto che vengano coinvolte donne, ma per il semplice fatto che per via dei protocolli non possono uscire insieme agli uomini. Inoltre, le detenute sono già coinvolte in diversi altri progetti”.
Per Antonella Tirrito, assessore all’Innovazione e alle Politiche emergenziali, migratorie e Progetti per i detenuti, “è importante dare loro l’occasione per liberarsi dai pregiudizi, anche mettendo a frutto professionalità pregresse”.
Mentre al Pagliarelli c’è più turn over di detenuti in media sicurezza, all’Ucciardone una preselezione è stata già fatta. Sono stati scelti 40 detenuti a cui verrà proposto di aderire al progetto: “In questo modo – spiega Prestipino -, diamo il nostro contributo agli sforzi che sta facendo l’amministrazione per migliorare il decoro della città e, allo stesso tempo, proviamo ad incrementare il senso civico dei detenuti, che potranno fare qualcosa di concreto per la collettività”.
In concreto, verranno riqualificate le zone limitrofe ai due istituti penitenziari: “I detenuti dell’Ucciardone – racconta il dirigente Reset Antonio Pensabene – si occuperanno del verde tra la lapide dedicata al giudice Caponnetto e il monumento alle vittime di mafia in piazza XIII vittime. I detenuti del Pagliarelli, invece, si occuperanno della manutenzione delle aree verdi antistanti alla struttura, che permetteranno un’accoglienza diversa ai famigliari in visita”.
Tra i suicidi in aumento e la recidiva al 70 per cento a livello nazionale e con solo il 2 per cento dei detenuti che – senza l’aiuto di programmi simili – riescono a trovare davvero lavoro dopo aver scontato la propria pena, il progetto si inserisce in un orizzonte più ampio: “L’obiettivo è coinvolgere aziende private che per diversi motivi, dall’impegno nel sociale ai
semplici sgravi fiscali, vogliano coinvolgere ex detenuti. Da sole, le aziende hanno difficoltà. Facendo rete, invece, si avvia un processo di formazione non soltanto lavorativa. Si può dare ai
detenuti, infatti, l’occasione per abituarsi al rispetto delle regole. Cosa che può davvero fare la differenza per il futuro”, sottolinea Vincenzo Lo Cascio, rappresentante del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del ministero di Grazia e giustizia.