Sembra incredibile, ma invece è la pura verità: la città di Catania e tutti i paesini che sorgono attorno all’Etna non fanno parte della Zona 1 (di colore rosso), ovvero di quella più pericolosa dove la probabilità che capiti un forte terremoto è altissima. Il capoluogo etneo e il suo circondario nella mappa del rischio sismico stilata dal governo italiano sono stati classificati in Zona 2 (di colore arancione). A denunciarlo è stato ieri il segretario generale territoriale della Ugl, Giovanni Musumeci. “Catania e il suo territorio continuano a contare danni causati da terremoti – ha spiegato – ma intanto il livello relativo alla classificazione del rischio sismico rimane scandalosamente inchiodato al secondo. E’ chiaro che dietro tutto ciò non possono che esserci precise responsabilità”.
Una scelta che incide non solo sulle attività di controllo del territorio da parte degli enti preposti, come Regione, Genio Civile, Protezione Civile, ma anche sulla pianificazione delle attività di prevenzione per la riduzione del rischio e per la sicurezza della popolazione. Attività che anche in questa occasione, come è spesso accaduto in passato in occasione di eventi simili, hanno fatto registrare diversi limiti.
“Ci sono centinaia di migliaia di persone – ha continuato Musumeci – che vivono in un’area, come quella nostra, ad alta densità urbanistica, stretti tra diverse faglie e la presenza del vulcano attivo più alto d’Europa. Basterebbe solo questo per dichiarare lo stato massimo di pericolo ed, invece, inspiegabilmente fino ad oggi non è stato così”.
“Domani Catania riceverà l’ennesima visita di un autorevole componente del governo”, ha proseguito Musumeci riferendosi alla venuta del vice ministro Luigi Di Maio, “ma la solidarietà alle popolazioni colpite e i proclami non bastano a nulla se poi, oltre ai risarcimenti, non si fa nulla per la prevenzione. Siamo vicini agli abitanti della zona interessata dal sisma di questa notte e ci auguriamo che tanta devastazione possa finalmente scuotere le coscienze di chi è chiamato a mettere il proprio nome a ogni cosa. Come il massimo livello di rischio che questa terra invoca”.