La maxi evasione dell’imprenditore marsalese Michele Licata verranno giudicate con il rito abbreviato. E’ questa la decisione del gup del Tribunale di Marsala che stamane ha accettato la richiesta avanzata dai legali del ras delle strutture ricettive. Per lui il pm Antonella Trainito ha chiesto la condanna a sei anni e mezzo di carcere. La vicenda risale all’aprile dello scorso anno, quando i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani e la sezione di pg della Guardia di Finanza della procura di Marsala, effettuarono un sequestro patrimoniale nei suoi confronti di circa 113 milioni di euro. L’accusa è di evasione fiscale e truffa allo Stato per aver sottratto – assieme alle figlie Maria Clara e Valentina, che patteggeranno la pena – oltre 6 milioni di euro ai controlli fiscali.
Licata dopo avere ereditato dal padre Mariano la gestione del ristorante-sala ricevimenti “Delfino”, è poi riuscito a creare altre strutture, anche nel settore alberghiero, tra cui il “Delfino Beach” e il “Baglio Basile”, quest’ultimo realizzato a Petrosino (Trapani). Secondo le indagini, il suo gruppo imprenditoriale, negli ultimi anni aveva “avuto circa 25 milioni di euro di contributi pubblici e chi faceva le false fatture necessarie ad incassarli riceveva una mancia del 2/3 per cento sull’importo risultante sulla carta“. In seguito all’insediamento dell’amministratore giudiziario, nell’ottobre 2015 furono pagati all‘Agenzia delle Entrate 4 dei 6 milioni di euro evasi e nelle ultime udienze i legali dell’imprenditore avevano ricostruito le modalità con le quali saldare l’intero conto. Una soluzione determinante, che garantirebbe il dimezzamento della pena.
Contestualmente Licata è sotto procedimento dinanzi alla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani per i beni sequestrati. Il procedimento è iniziato nel novembre 2015 e riguarda 10 società, 3 ditte individuali e relative aziende (alberghi, lussuose sale ricevimento, resort con piscine e centro benessere, ristoranti , stabilimenti balneari e altre strutture ricettive a Marsala e a Pantelleria), 75 fabbricati, 257 terreni, 23 autoveicoli, 71 conti correnti bancari sui quali erano depositati circa 6 milioni di euro, sei polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie.