Scattano i nuovi aumenti per le sigarette, parte il rincaro per i marchi che non erano stati ancora toccati dalla variazione avvenuta a febbraio di quest’anno.
Un rincaro che tutti sapevano di dover affrontare per via di quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2024 che ha ritoccato le accise e che di conseguenza si ripercuote sulle tasche dei consumatori.
“Qualunque aumento avvenga in questo momento diventa complicato per i consumatori in quanto il periodo storico che stiamo vivendo di per se non è facile. Alla base di tutto c’è stato l’aumento dell’energia e già da lì la speculazione spesso ha determinato l’aumento dei prezzi in tanti settori, senza lasciare lacune“, dichiara Antonio Rocco, presidente di Adiconsum, l’associazione per la difesa dei consumatori.
“Nel caso specifico delle sigarette non si tratta chiaramente di un bene primario però per coloro che ne fanno un consumo quotidiano questo incide profondamente sull’economia di una famiglia”, quindi questo genera ulteriori disagi e difficoltà.
Un mese e mezzo fa l’importo fisso per unità di prodotto è passato da 20,20 a 29,30 euro per 1.000 sigarette, che tradotto significa un aumento di circa 10-12 centesimi a pacchetto. Per chi fuma un pacchetto al giorno si tratta di una spesa di 6 euro in più al mese, 72 euro in più l’anno secondo le stime. L’Agenzia delle Dogane aveva già pubblicato i prezzi entrati in vigore dal 2 febbraio per i prodotti da inalazione. Una rimodulazione che ha visto l’innalzamento di un’imposta di consumo prevista per alcuni prodotti di tabacco. I tabacchi lavorati, ovvero sigarette, tabacchi da fumo e da inalazione senza combustione, in base alla normativa dell’Ue e quella nazionale, sono sottoposti ad accisa.
Si tratta di una questione controproducente? “Noi siamo per l’economia sostenibile, il nostro obiettivo è invitare la gente ad un consumo responsabile, e il consumo delle sigarette va in direzione opposta“.
Il prezzo di vendita al pubblico è determinato, con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in base ai prezzi richiesti dai produttori o importatori, e varia per tipologia di prodotti, che evidenziano le singole voci di cui si compone il prezzo, ossia: accisa, Iva, aggio, quota al fornitore.
Il compenso del produttore, su cui gravano anche le spese di distribuzione, è dato dalla differenza fra il prezzo di vendita al pubblico e gli importi risultanti da accisa, Iva e aggio.
L’aumento dei costi può essere un modo per limitarne il consumo? “Non credo che questo basti, gli interventi dovrebbero essere ben altri. Piuttosto potrebbe essere un modo per evitare di assumere le responsabilità che in realtà potrebbero invece portare al beneficio reale di una riduzione. Lo stato evidentemente sul consumo delle sigarette continua ad avere un ritorno economico che contrasta con l’interesse generale“.
Sulla questione sigarette elettroniche? Nate come strumento per risolvere la dipendenza dal tabacco, in realtà le sigarette elettroniche stanno creando una nuova generazione di dipendenti dallo “svapo”.
“Vendute” come aiuto per smettere di fumare si sta trasformando in un’abitudine per i giovani che spesso non hanno mai fumato tabacco e hanno iniziato per moda e emulazione. “Si tratta di un passaggio alimentato dalla convinzione che ci sia una riduzione dei danni ma non c’è. Un rimedio che non risolve“.