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“Un sacro non solamente religioso ma politico, intimo, sociale, ambientale. Un sacro che possa ridefinire una linea di valore da seguire. Un sacro dalle mille verità, raccontato da direzioni culturali diverse, da uomini normali quali sono gli artisti”.
E’ con queste parole che Adalberto Abbate, artista e curatore di “Sacrosanctum”, insieme a Maria Luisa Montaperto, descrive la rassegna nata nel 2015, sostenuta e organizzata dall’associazione Amici dei Musei Siciliani nell’oratorio di San Mercurio a Palermo.
“Sacrosanctum”
Tra una turba di puttini che si arrampicano intorno alle finestre e sopra le cornici barocche, le opere di 35 artisti internazionali si sono interfacciati in questo luogo sacro.
“L’idea, fin dall’inizio, è sempre stata quella di far entrare l’arte contemporanea negli spazi monumentali palermitani e, soprattutto, di creare un rapporto tra arte contemporanea e passato“, spiega il co-curatore.
Il tema della rassegna è il sacro, ma non inteso esclusivamente dal punto di vista fenomenologico religioso. Infatti gli artisti hanno presentato “un’idea personale o sociale del sacro, con il desiderio di collaborare al recupero di questi spazi monumentali, arrivati sino a noi dal passato e che spesso sono abbandonati o in pessime condizioni“, aggiunge.
“Eternit“
A conclusione della rassegna, anche Adalberto Abbate ha voluto condividere un suo pensiero di sacro con un’opera sul “lavoro” che rievoca valori universalmente condivisi.
““Eternit” parla delle condizioni del lavoro in Italia che, molte volte, sacrifica l’individuo e non dà certezza del futuro – spiega-. Oggi l’uomo vive una condizione quasi di schiavitù per la propria sopravvivenza e condizione di dignità della vita umana. Per tali motivi ho sentito il bisogno di collegare la figura dell’immagine di un lavoratore eternit, possibilmente non sopravvissuto alla propria condizione lavorativa, con quella del cristo che configura ad un continuo e perpetuo martirio”.
Lo scopo del progetto e l’Oratorio San Mercurio
Gioiello barocco di Palermo, l’oratorio è una delle prime opere giovanili del grande stuccatore Giacomo Serpotta, tornato alla luce e riaperto al pubblico nel 2013.
Dopo decenni di abbandono, con anche l’aiuto dei fruitori di “Sacrosanctum”, è stato possibile mettere in opera diversi interventi di manutenzione e restauro. Lavori che hanno restituito splendore ad uno dei gioielli più preziosi di Palermo.
“Io e Luisa Montaperto abbiamo costruito il progetto con il pieno coinvolgimento di diversi artisti internazionali che hanno risposto a questa richiesta d’aiuto. Siamo riusciti, grazie a loro, con cui abbiamo lavorato con entusiasmo, e alle donazioni dei fruitori, a portare avanti le operazioni di restauro importanti – evidenzia –. La cosa interessante è che alcuni restauratori hanno contribuito senza chiedere nulla, quindi partecipano anche loro all’operazione e all’entusiasmo di Sacrosanctum”.
“La preoccupazione è che con con le problematiche post Covid e con il continuo e perenne disinteressamento delle istituzioni, questi spazi potrebbero tornare chiusi e rischiare la distruzione di preziosi tesori della nostra storia, tra saccheggiatori e abusivi“.
La decisione
Con grande amarezza Adalberto Abbate fa un annuncio. La rassegna chiude i battenti il 9 gennaio 2022.
“Io e Luisa siamo molto contenti del risultato delle due edizioni di Sacrosanctum. Adesso, alla conclusione non facile della seconda edizione, abbiamo deciso di fermarci per una pausa di riflessione e per pensare a come far evolvere la rassegna, sfiniti dalla crisi pandemica. Da questo progetto non abbiamo guadagnato niente e, ora, anche noi, dobbiamo dedicare un po’ più di forze al nostro sostentamento”.
“Purtroppo in Italia l’arte è gli artisti fanno fatica a vivere – conclude -. Alcuni vivono una situazione economica drammatica, grazie anche alle istituzioni e ai politici bugiardi che non fanno abbastanza e che dicono che “con la cultura si mangia”. A questi dico non abbuffatevi troppo che poi state male. Buon 2022!”.