Le dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione Renato Schifani, esposte ieri all’Assemblea regionale siciliana, hanno suscitato qualche perplessità tra i banchi dell’opposizione. In prima linea il M5S sul tema della sanità.
Perché scalda gli animi dei grillini? Il coordinatore regionale Nuccio Di Paola spiega il motivo. Se l’indirizzo politico del governo regionale guarda alla salute senza alcuna riserva per il privato convenzionato, sia ospedaliero che diagnostico, allora c’è qualche problema.
“Siamo per la sanità pubblica, sia chiaro! Il discorso del presidente Schifani sulla sanità privata non lo condivido”, la proposta da portare avanti guarda alla riforma delle Aziende sanitarie provinciali. “Queste Asp suddivise per i 9 collegi elettorali non funzionano, siamo andati a perdere, nonostante sia andata avanti la tecnologia. Quando Schifani afferma che la sanità siciliana, nonostante il sacrificio del medici e di tutti gli operatori sanitari, non funziona e non dà risposte immediate ai cittadini dice bene, ma dimentica di dire che i manager e tutti quelli che vengono chiamati a gestire la sanità vengono nominati da quella politica, di centrodestra e di centrosinistra, che ha governato nel corso degli anni. Se vogliamo smembrare la sanità pubblica per avvantaggiare quella privata, che comunque porta interessi politici, allora è un altro discorso e rispetto al quale faremo una ferma opposizione, saremo intransigenti”.
Dunque una soluzione potrebbe essere la seguente: “Io farei un’unica azienda sanitaria regionale o magari dividere la Sicilia occidentale con la Sicilia orientale, tenendo conto dei bisogni specifici di quel territorio. Una proposta che vogliamo portare avanti per riformare il sistema gestione del comparto o rischiamo di perdere la sanità pubblica definitivamente. I siciliani dicono che era migliore nel 2000, un motivo ci sarà”.
A proposito di sanità, il M5S presenterà un emendamento alla manovra romana per mantenere l’organico Covid nelle scuole. “Stiamo lavorando affinché questo personale possa continuare il proprio lavoro. Li abbiamo incontrati in una manifestazione a Trapani”.
Anche sulle linee guida che riguardano rifiuti, il movimento pentastellato storce il naso soprattutto quando si avalla l’idea di impiantare i termovalorizzatori. “No agli inceneritori, e dico a Schifani di non far passare il messaggio di finte soluzioni, perché non vedranno la luce se non fra, almeno, 6 anni, l’emergenza rifiuti è adesso. Nella coalizione di Schifani c’è anche qualche problema. Ricordo che il governo Cuffaro li voleva fare, quello di Lombardo invece non era d’accordo e ne bloccò la nascita Oggi si ritrova entrambe le forze politiche nella sua maggioranza con questa diversità di vedute. Abbiamo speso milioni di euro per la progettazione che poi abbiamo perso. Dobbiamo lavorare ad una impiantisca locale, territorio per territorio, SRR per SRR- che sono 18- funzionale a gestire il proprio ciclo dei rifiuti. Il nodo è capire perché non lo abbiamo fatto in tutti questi anni, ci sono progetti pubblici chiusi nel cassetto”.
Situazione critica in provincia di Caltanissetta. “Abbiamo un’impiantistica completa per gestire il ciclo dei rifiuti, ma sta accadendo che a causa dell’emergenza regionale stanno sovraccaricando la discarica di Timpazzo che doveva sopravvivere per circa 15-20 anni – se avesse dovuto gestire solo i rifiuti di quel territorio, considerato che la nuova tecnologia e la raccolta differenziata aiuta a ottimizzare la gestione – depositando lì tutti i rifiuti e si sta esaurendo. Di discariche pubbliche ce ne sono 2-3, dunque saremo costretti ad affidarci e dare profitti ai privati e ci guadagneranno i futuri padroni dei termovalorizzatori”.
In questo momento Di Paola si trova a Napoli a rappresentare l’Assemblea e i siciliani, insieme ai presidenti degli altri consigli regionali in occasione di una conferenza che si è tenuta da poco. Infatti, dalla città partenopea è partita una serie di incontri che si svolgeranno da Nord a Sud per conoscere le loro storie. A Scampia il leader Giuseppe Conte incontrerà, nel pomeriggio, alcuni percettori del reddito di cittadinanza.
“Sfatiamo il falso mito che si tratta di persone che stanno a casa per grattarsi la pancia. In Sicilia, come in Campania, manca il lavoro i centri per l’impiego non funzionano, e chi oggi percepisce il rdc ha la possibilità di mandare i figli a scuola, di pagare le bollette, di comprare le medicine, di poter spendere per i beni di prima necessità. Molti palermitani, ad esempio, soffrono tanto la mancanza di un’occupazione e hanno grande difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro, perché sono avanti con gli anni. Porto la storia di una signora di Palermo che ha dovuto chiudere il suo albergo e ad oggi non riesce a trovare lavoro in altra struttura ricettiva, perché i titolari cercano i giovani. Togliere il reddito significa aumentare il divario sociale. Teniamo alta l’attenzione per tutelare questa importante conquista sociale di diritti”.
Ci sono 685 mila siciliani che dipendono da questa unica fonte di sostentamento, e l’appello va al governo Meloni a non cancellare questa misura di contrasto alla povertà.