“A Palermo, ma anche in altre parti della Sicilia, assistiamo a un fenomeno che riguarda la condizione adolescenziale, giovanile e non solo, che non si può non inquadrare in una crisi profonda sullo stato di salute mentale. Le cronache ci raccontano gli eventi tragici, che si sono susseguiti in Sicilia, come nel resto del Paese, che si incorniciano nella fragilità di natura psichica di giovani vittime di dipendenze o storie di fragilità”. Lo dice Rosi Pennino, assessore ai servizi sociali del Comune di Palermo che lancia un nuovo appello al parlamento siciliano e al mondo universitario perché il problema sta tutto “nello stato di salute mentale, generato dalla pandemia e da tutti i servizi a sostegno venuti meno”.
Secondo Pennino, occorre intervenire su una seria riforma in Italia che riscriva in chiave moderna la salute mentale e che “prenda atto per prima cosa dei numeri esigui in cui è ridotta In termini di personale”. L’appello all’Ars Pennino lo rivolge “per dare vita – afferma – a una commissione specifica, coinvolgendo medici e profili di alta levatura sanitaria, sociale ed enti locali in modo da costruire una legge-quadro sociosanitaria moderna che armonizzi i servizi e metta ordine sulle vere competenze. Il vecchio modello con gli enti locali ancora responsabili del ricovero in comunità dei soggetti con disagio psichico non funziona”.
“I servizi e le azioni di risposta alla salute mentale in Sicilia sono incardinate in un modello pasticciato, mal distribuito – rimarca Pennino – Le risorse dell’ente locale sono di natura socio-assistenziale e non sanitaria, portano queste persone ad essere messe in sicurezza in strutture in cui non esistono nemmeno le figure paramediche, perché i fondi dei comuni impediscono il pagamento di spesa sanitaria. Ma ancora di più è urgente il riordino delle competenze improprie, oggi, in capo all’assessorato regionale alla famiglia – spiega – riportandole ad funzionamento sociosanitario che veda la sanità con un ruolo“.