“Lo sciopero di medici e infermieri certifica fallimento governo guidato da Giorgia Meloni, che per la spesa sanitaria ha deciso di stanziare gli spiccioli dedicando solo il 6,3% del Pil nazionale toccando il minimo storico degli ultimi venti anni. Oggi sono a rischio circa 1,2 milioni di prestazioni sanitarie con un peso specifico che colpisce il diritto alla salute dei cittadini, che sono ancora una volta le vittime di una politica fatta di spot e propaganda“. Così il vice-presidente del gruppo parlamentare Pd, Mario Giambona, si è espresso sullo sciopero di 24 ore proclamato dai medici per la giornata di oggi.
Una protesta nata per contestare la legge di Bilancio 2025 che ha visto la massiccia adesione dei camici bianchi in servizio presso le strutture del servizio sanitario nazionale. Giambona continua facendo riferimento ai dati contenuti nel rapporto annuale Gimbe per il 2023. “Lo scorso anno più di 4,5 milioni di pazienti hanno rinunciato alle cure mediche di cui avevano bisogno e di questi 2 milioni lo hanno fatto per cause economiche. Il governo nazionale però continua a non rendere giustizia a questo settore con sotto finanziamenti che non soddisfano il fabbisogno nazionale – ha spiegato – per chi ha dovuto affrontare di tasca propria alcune prestazioni sanitarie, nel 2023 l’aumento è stato del 10,3% rispetto all’anno precedente. Un salasso che oltre a colpire l’economia delle famiglie crea anche disparità sociale e territoriale, dando il via a un processo di categorizzazione tra chi può pagare e chi invece no“.
Giambona conclude con un’analisi critica attuale e futura della sanità pubblica e delle differenze sempre più marcate tra Nord e Sud del Paese. “Quello che non viene detto apertamente è che esiste già una frattura strutturale tra Nord e Sud. Ci sono diverse problematiche che sembra non vogliano essere affrontate. Tra questi c’è sicuramente il ritardo di spesa del Pnrr che da grande opportunità rischia di trasformarsi, a causa dei ritardi e della mala gestione politico-amministrativa, nell’ennesima occasione mancata per il Paese e soprattutto per il meridione e per la nostra Sicilia. Purtroppo, a queste condizioni il Sud, e quindi anche la nostra regione, rischia un disastro sociale ed economico innescato dall’indebolimento e dalla mortificazione del servizio sanitario nazionale“.