Crocetta ha aspettato, con relativa pazienza, ma poi ha deciso di rispondere. Pesantemente. Dopo la lettera scritta dal Procurarore della Corte dei conti Zingale al presidente dell’Ars Ardizzone, in cui annuncia la sua volontà di ricorrere contro il giudizio di parifica, il governatore siciliano ‘esplode’ sull’argomento: «Non ho commentato le affermazioni del procuratore Zingale fino a quando tali affermazioni sono state fatte all’interno del procedimento di parifica del Rendiconto della Regione siciliana della Corte dei conti. Non posso però esimermi dal far notare che queste affermazioni vengono fatte attraverso interviste ai giornali o attraverso una più inconsueta lettera al Parlamento. Non ci troviamo più all’interno di un procedimento sereno – aggiunge Crocetta – ma al di fuori delle regole».
Per Crocetta ci sarebbe addirittura una venatura politica finalizzata a influenzare le decisioni del parlamento siciliano, che approvando il rendiconto secondo le osservazioni contestate dalla magistratura contabile, farebbe decadere la questione del ricorso a Roma: «Se il procuratore Zingale vuole ricorrere intanto non lo può fare adesso perché non sono ancora state depositate le motivazioni della Corte dei conti sulla parifica, né sulla base delle sue convinzioni cioè quella di un giudizio personale e non della Corte. La parifica c’è stata – aggiunge Crocetta – e quindi il Parlamento non ha alcuna motivazione per non approvare il rendiconto generale. Nello Stato di diritto esiste il principio della certezza delle sentenze. In questo momento il Parlamento si trova di fronte a un bilancio parificato – sottolinea – che non può non votare».
Crocetta quindi conclude: «Sulla base di un tale dissesto la Regione potrebbe essere commissariata vanificando anche le prossime elezioni regionali». Uno sfogo quello del presidente della Regione che fornisce esattamente il quadro dei nervi tesi e la tensione alle stelle tra la magistratura contabile e il governo siciliano. Un epilogo che oggi pare ancora lontano dal potersi compiere nella storia senza pace dei conti della Sicilia.