“La legge Calderoli va abrogata perché aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutta la collettività e, in particolare, di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, giovani e donne”, è questo il grido della Cgil dell’intero stivale.
La “legge spacca Italia” che sta mobilitando tutti, ovvero l’autonomia differenziata, potrebbe mescolare le carte e far cambiare il volto economico di tutte le regioni italiane, specialmente quelle del sud e la nostra Sicilia.
Perché? La legge stabilisce che l’attribuzione di funzioni riferibili ai diritti civili e sociali è consentita straordinariamente alle determinazioni dei livelli essenziali delle prestazioni, ovvero i cosiddetti Lep, che in teoria dovrebbero garantire servizi minimi uniformi su tutto il territorio nazionale.
I Lep, quindi, devono essere stabiliti e finanziati adeguatamente per evitare disparità tra le regioni. Ma il rischio è proprio questo, le regioni più ricche ne trarranno vantaggio, aumentando ancora di più il divario che esiste tra nord e sud, e quest’ultimo ne uscirà ancora più sconfitto. La Sicilia si troverà a perdere 1 miliardo e 300 milioni di euro circa l’anno, un impatto disastroso per una economia già in grande sofferenza.
Tra le materie oggetto dell’autonomia differenziata c’è l’istruzione e individuare i Lep per la scuola non sarà una passeggiata, dato che sappiamo benissimo che l’istruzione non si può definire uguale da Bologna a Palermo.
“Una riforma pericolosa che ha lo scopo di frammentare il nostro Paese in venti piccoli Stati con un’unica sola grande conseguenza e cioè di penalizzare le regioni del Mezzogiorno, destinate a diventare più povere di quanto già non lo siano”, dichiara Adriano Rizza, segretario della Flc Cgil Sicilia.
Questo genererebbe problematiche da ogni punto di vista, “a cominciare dal sistema di reclutamento nazionale, che è una questione già molto critica e molto complessa, una la fase che praticamente verrebbe annullato”. Si elimina qualsiasi riferimento all’abilitazione artistica nazionale, si istituiscono i concorsi di sede con un “tuffo nel passato” di decenni, si calpestano i diritti di tanti precari che da anni garantiscono l’ordinario funzionamento delle istituzioni e la regolare erogazione dell’offerta formativa.
“Con questo emendamento la destra mostra il vero volto e ipoteca il futuro dell’alta formazione artistica e musicale nella direzione della creazione di divari territoriali che in questo settore anche grazie alla sua capillare presenza nel Paese, sono poco avvertiti”.
La mobilità è un altro argomento molto caldo che interessa l’istruzione. Una legge, quella italiana che rende difficile lo spostamento dei docenti da nord a sud, ed è noto come, anche con pochissimi posti a disposizione in Sicilia e con la già attuale difficoltà di rientrare a casa, la maggioranza degli aspiranti docenti ha comunque deciso di partecipare per i posti messi a concorso. La legge, infatti, obbliga i vincitori a rimanere nel posto in cui vengono immessi in ruolo per almeno 3 anni, quindi “un docente che oggi assume l’incarico di ruolo in una regione del nord, dopo qualche anno di servizio, potrebbe tranquillamente spostarsi in una regione del sud e viceversa”.
“C’è il rischio, che con questa norma, si possa precludere questa possibilità”. Una norma, quella del vincolo, ingiusta e penalizzante per i docenti meridionali, e “sappiamo benissimo che prevalentemente sono i meridionali che si spostano al nord e non viceversa”.
Incalza anche l’emergenza salariale, con un Governo che vorrebbe introdurre una distinzione dello stipendio, in particolare proprio del personale della scuola, attraverso “una quota di reddito correlato al luogo di attività”. Quindi non solo una diversa retribuzione per chi lavora al Sud, al Centro e al Nord, ma anche chi lavora nelle aree metropolitane rispetto a chi lavora nella provincia. Questo significa reintrodurre le gabbie salariali, “ci potrebbe essere il rischio in virtù delle risorse di cui godrebbero le regioni più ricche, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, delle differenze pur svolgendo lo stesso lavoro, pur avendo lo stesso ruolo nel mondo della scuola”.
Anche la questione del reclutamento dei dirigenti scolastici è complessa, “al pari dei dirigenti della pubblica amministrazione, ovvero per esempio quelli degli uffici scolastici regionali, che sono più di carattere politico, anche loro potrebbero essere nominati dalla politica, quindi dall’assessore di turno o dal governo regionale di turno”.
Non meno importante è uno dei dati più allarmanti al momento, ovvero il calo demografico del Mezzogiorno e in particolare della Sicilia. Una regione che da qui a 20 anni, secondo l’Istat, perderà 1,5 milioni di abitanti.
Alcune delle tante criticità che ha mosso l’organizzazione sindacale e che ha organizzato una raccolta firme, con il “camper dei diritti” e le sue 28 tappe a partire da Messina fino a Palermo, con l’obiettivo di “sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alle conseguenze che comporterebbe questa legge”.
A due settimane dall’inizio della campagna erano state già raccolte 100 mila firme in Sicilia, 43 mila online e 60 mila cartacee, “ad oggi abbiamo di fatto già superato il numero necessario per presentare il referendum abrogativo della legge Calderoli, parliamo delle 500 mila firme. È un risultato che scaturisce soprattutto non solo dalla consapevolezza delle organizzazioni sindacali e delle forze politiche ma anche dai cittadini rispetto alle conseguenze che questa legge comporterebbe sulle regioni del sud, quindi anche e soprattutto per la nostra regione”.
“Il risultato – dice in una nota il comitato promotore regionale – è frutto di un lungo lavoro che ha riacceso la speranza in tantissimi cittadini, e che ha fatto riscoprire la bellezza e il valore della partecipazione democratica. È un risultato imponente che dimostra che la Sicilia è schierata senza se e senza ma contro questo progetto e che sconfessa la presa di posizione del governo regionale con il suo presidente Schifani a sostegno di questa legge che penalizza l’intero paese e in maniera particolare le aree più deboli come la Sicilia”.
“Con ancora più determinazione va alimentata questa speranza di riscatto. La campagna di raccolta firme quindi continuerà per raggiungere il numero maggiore possibile di cittadini e prepararci alla partita più difficile, il raggiungimento del quorum con la vittoria del Sì all’ abrogazione dell’autonomia differenziata”.
Sarà forse la pietra tombale per la nostra organizzazione democratica o come dice il governatore siciliano, la Sicilia ha davvero tutte le carte in regola per partecipare a questa trasformazione? Qualsiasi sia la risposta è fondamentale che cresca la consapevolezza dei danni che questa norma potrebbe produrre alla nostra cara Isola.