“Costretti a fare gli scafisti altrimenti ci avrebbero uccisi”, ma sono stati condannati dal Tribunale di Trapani, ciascuno a una multa di un milione di euro oltre a tre anni, otto mesi e una settimana di carcere per favoreggiamento aggravato all’immigrazione clandestina. A detta loro sarebbero stati costretti a mettersi al timone dei gommoni altrimenti sarebbero stati ammazzati e lo hanno raccontato ai giudici professandosi innocenti tutti e sei gli scafisti arrestati dalla squadra mobile lo scorso gennaio: sono stati fermati dagli agenti subito dopo essere sbarcati al molo Ronciglio dalla nave battente bandiera norvegese che ha fatto le operazioni di soccorso in mare, la Siem Pilot, insieme a 717 migranti.
Stando alle testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine gli scafisti – l’ivoriano Lamine Fofana, 23 anni, il senegalese Cheikhaya Dieng, 24 anni, i gambiani Bakary Bamba, 24 anni, Cherno Jallow, 22 anni, Omar Sou, 20 anni, e Lamin Jatta, 22 anni – hanno condotto tre gommoni dalla Libia verso l’Europa per quattro giorni prima che iniziassero a imbarcare acqua. Gli extracomunitari sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia e avrebbero raccontato di aver pagato tra i 1000 e i 1500 dinari l’uno (circa 659 – 900 euro) per il viaggio a degli intermediari dell’organizzazione libica dedita alle tratte di esseri umani. Il primo gommone aveva a bordo 110 persone e sarebbe stato condotto da Omar Sou, con Bakary Bamba al ruolo di assistente di rotta. Altri immigrati che hanno riconosciuto Lamine Fofana e Lamin Jatta come conducente ed assistente di rotta del secondo gommone, soccorso con 120 persone a bordo, mentre Cheikaya Dieng e Cherno Jallow sarebbero stati, rispettivamente, conducente ed assistente di rotta del terzo gommone che trasportava circa 130 persone.