PALERMO – Liliana Ferraro, che prese il posto di Giovanni Falcone come direttore generale degli Affari penali del ministero della Giustizia e con cui aveva un rapporto “storico“, ha reso una “deposizione sorprendente” con “eclatanti dimenticanze”.
Lo scrive la Corte d’assise di Palermo nelle motivazioni della sentenza sulla trattativa Stato-mafia. I giudici bacchettano la Ferraro, che avrebbe saputo dei contatti per la presunta trattativa tra i carabinieri del Ros (Mori e De Donno) e Vito Ciancimino ma non ne avrebbe parlato per 20 anni e quando lo ha fatto la sua ricostruzione è stata “poco credibile”.
“Si è ritenuto opportuno – scrive il presidente estensore Alfredo Montalto – le suddette considerazioni perché, pur senza volere ritenere che, come adombrato dal pm attraverso alcune domande, quelle reticenti dichiarazioni possano essere conseguenza del rapporto in qualche modo instaurato dalla Ferraro con i Servizi di Sicurezza di questo Paese quale consulente del competente dipartimento presso al Presidenza del Consiglio, non v’è dubbio che traspare dalla testimonianza della Ferraro un atteggiamento complessivamente ambiguo che fa il paio con l’evidente tentativo di minimizzare gli approcci del Ros con Vito Ciancimino”.
La Ferraro infatti ha riferito dell’iniziativa di Mori il 14 novembre 2009, solo “dopo che ne aveva riferito l’ex ministro Martelli”. Anche Martelli tuttavia si è ricordato di riferire dell’incontro tanti anni dopo. L’unico dato certo è che “le dichiarazioni di Massimo Ciancimino – si legge nella sentenza Trattativa – hanno fatto recuperare la memoria a molti esponenti delle istituzioni (da Claudio Martelli a Liliana Ferraro al presidente della commissione antimafia Violante al ministro Conso)”.
“L’ex presidente della commissione nazionale antimafia, Luciano Violante, per molti anni ha taciuto l’intervento fatto da Mori nei suoi confronti e l’ha fatto tardivamente e dopo che ne aveva fatto cenno Massimo Ciancimino”. Scrive la Corte d’assise di Palermo nelle motivazioni della sentenza sulla trattativa Stato-mafia. Il col. Mario Mori portò a Violante la proposta di Vito Ciancimino di incontrarlo in maniera riservata. Proposta che il presidente dell’Antimafia rifiutò dicendo di fare un’istanza ufficiale per essere ascoltato dalla Commissione.