Circa 1,2 milioni di pezzi, per un peso complessivo di oltre 2,7 tonnellate, sono stati sequestrati in due attività commerciali a Palermo e a Carini, custoditi in locali sprovvisti delle necessarie certificazioni antincendio e negli stessi spazi di vendita o di stoccaggio di articoli infiammabili come tovaglioli di carta, fiori artificiali, piatti e bicchieri di plastica, accendigas da cucina, accendini, bombolette spray. I titolari sono stati denunciati.
Altri 240 ordigni artigianali ad alto potenziale esplosivo comunemente conosciute come “cipolle”, per il peso di 39 chili, provenienti da Napoli, sono stati trovati in deposito di spedizioni e sequestrati dalle Fiamme gialle di viale Michelangelo, a Palermo. Il destinatario del carico è denunciato per attentato alla sicurezza dei trasporti e per violazione delle disposizioni in materia di controllo delle armi. Sempre nel capoluogo sono state sequestrate tre batterie da 100 razzi e 60 candelotti pirici, del peso complessivo di 15 chili, in un esercizio commerciale del centro cittadino. Al porto, in un’auto proveniente da Napoli, sono stati sequestrati 152 chili di materiale pirotecnico e denunciate due persone per commercio abusivo di materiale esplodente e per violazioni al Codice della navigazione. Controlli anche in provincia: a Termini sono stati sequestri 106 chili di botti e illegali e a Bagheria 436 chili coperti in sei spedizioni diverse.
Sequestrate ad Avola, nel Siracusano, oltre 6 tonnellate di fuochi d’artificio, tra cui un bengala, fontane, centinaia di batterie contenenti circa 670 chili di polvere pirica attiva depositate in un garage e in un monolocale. Secondo la Guardia di finanza i locali erano sprovvisti dei requisiti di sicurezza previsti dalla legge, in assenza della autorizzazione prefettizia e in violazione delle norme antincendio. Se immesso in commercio, il materiale avrebbe fruttato circa 500mila euro. Denunciato un trentenne di Avola che custodiva i botti in un garage e in un monolocale del centro cittadino.