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La delibera di Giunta

Servono altri soldi per completare il sistema tram, il Comune di Palermo si rivolge al Ministero

mercoledì 26 Febbraio 2025

Il trenino costa. Anche tanto. E i fondi attualmente a disposizione non bastano per realizzare tutto. Servono altri soldi per completare il progetto del tram di Palermo. Il fatto non rappresenta una novità in senso stretto. Come è noto, l’aumento del costo dei materiali di costruzione ha imposto una revisione di spesa a numerosi interventi di edilizia pubblica. Una categoria in cui rientra proprio il tram, ovvero l’opera con la quale l’Amministrazione punta a rivoluzionare il trasporto pubblico locale in città.

Per farlo però, il Comune deve trovare i fondi necessari. Una cifra che, al netto degli stanziamenti già messi a disposizione dal Governo Nazionale, si aggira intorno ai 350 milioni di euro. A metterlo nero su bianco è l‘assessore alla Rigenerazione Urbana Maurizio Carta, all’interno della delibera di Giunta del 21 febbraio 2025. Atto con il quale l’esecutivo di Roberto Lagalla, sostanzialmente, autorizza gli uffici ad avviare l’istanza necessaria a richiedere al Ministero delle Infrastrutture le somme necessarie per realizzare gli stralci residuali delle linee D, E2, F e G, nonché dei relativi cinque parcheggi d’interscambio. Pacchetto di opere che costituisce, in pratica, la seconda tranche della fase due. Il progetto prevede infatti una serie di cantieri che a breve partiranno attraverso l’avvio degli scavi per realizzare la linea C. Prima tratta nel nuovo cronoprogramma sottoscritto dal Comune di Palermo, inserito nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile.

A luglio furono riconosciuti 500 milioni di euro

Il progetto del sistema tram affonda le sue radici nel passato recente. A febbraio 2021, il Ministero delle Infrastrutture riconobbe un finanziamento da 481 milioni di euro al fine di realizzare cinque parcheggi di interscambio e le relative linee D, E2, F e G. Successivamente, a novembre 2021, furono attribuite ulteriori risorse per circa 23 milioni di euro, a valere su fondi PNRR, da utilizzare per l’acquisto del materiale rotabile.

La progettazione definitiva fu affidata ad ottobre 2022. Poi, a febbraio 2023, fu deciso di scendere il pacchetto in due tranche per le verifiche ambientali. La prima riguardava le linee E1, E2, F, G e 4 parcheggi d’interscambio. La seconda richiedeva invece la richiesta di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (abbreviato PAUR) per la linea D e il parcheggio del Foro Italico. Fatto che rese necessaria una proroga per realizzare la progettazione definitiva al 30 giugno 2023.

Il “caro materiali” complica i piani

Proprio durante il processo burocratico in questione, come si legge nella delibera della Giunta Comunale, fu constatato che “le risorse economiche, assegnate in origine per la realizzazione delle opere di che trattasi, non risultavano più bastevoli a causa del caro materiali“. Fatto per il quale il Comune di Palermo comunicò al Ministero la necessità di procedere alla realizzazione del progetto attraverso stralci funzionali. A luglio 2024, i tecnici di Palazzo delle Aquile fornirono a Roma i documenti richiesti, definendo il perimetro di quanto si poteva realizzare. Fatto poi sfociato nelle modifiche imposti dal cosiddetto addendum al PUMS, ovvero al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile.

Con i soldi allora a disposizione, il Comune di Palermo decise di finanziare il primo stralcio della linea A (da via Notarbartolo allo Stadio), la linea E1 (dallo Stadio alla Stazione Francia), la linea E2 Sud (da viale Francia alla rotatoria di via Besta, ovvero nei pressi del quartiere Zen), la linea F (dalla stazione Giachery alla stazione Centrale), il parcheggio “Mongibello” e il parcheggio “Galatea”. Fatto condiviso, ad ottobre 2024, anche dal Ministero dei Trasporti. L’obiettivo era quello di completare, all’interno del primo stralcio, il cosiddetto “anello tramviario”. Un piano in cui rientrano anche la linea C, i cui lavori dovrebbero partire a breve, e la linea B, la successiva in ordine di realizzazione.

I soldi non bastano

Il problema però resta. I soldi non bastano a fare tutto. E al momento rimangono fuori importanti opere non solo legate al tram, ma anche alla complessiva rigenerazione urbana che un’infrastruttura del genere. Basti pensare al progetto di un nuovo ponte sul fiume Oreto, da realizzare per facilitare il passaggio della linea D (Stazione Centrale – Bonagia). A tal proposito, a dicembre 2024, il Consiglio Comunale approvò una delibera con la quale ha autorizzato 15 varianti progettuali alla fase due dei lavori del tram, proprio per consentire un più armonico sviluppo dell’infrastruttura.

Il tram deve infatti garantire numerosi obiettivi. Se la priorità rimane quella di convincere il cittadino palermitano a lasciare a casa l’auto, il progetto deve comunque perseguire la sostenibilità economica (al fine di non appesantire ulteriormente le casse di Amat, società Partecipata che si occuperà di gestire il servizio) e il collegamento fra centro e periferie, oggi poco garantito dal trasporto pubblico locale. Per  farlo servirà completare tutte le linee in programma.

Quanto servirà per completare il tram di Palermo?

Ma quanto costerà questo ulteriore investimento? A dare la risposta è la stessa delibera della Giunta Comunale. Nel documento, co-firmato dal Rup Alessandro Augello e dal dirigente Marco Ciralli, l’assessore alla Rigenerazione Urbana Maurizio Carta fa il punto della situazione.

Rimane la necessità di reperire l’importo di 350 milioni di euro da ulteriori fonti di finanziamento, per realizzare le opere inerenti le ulteriori Tratte, che residuano da quelle oggetto della superiore rimodulazione, per la quali oggi non vi è più la necessaria copertura, al fine di consentire il completamento dell’ampliamento dell’intero sistema tram di Palermo“. Chiaramente, le casse di Palazzo delle Aquile non possono sostenere un simile gettito di denaro, specialmente in un periodo di vacche magre come quello imposto dal piano di riequilibrio. E così, l’Amministrazione Comunale prova a battere il ferro del dialogo avviato con il Ministero delle Infrastrutture di competenza di Matteo Salvini. Se e quanto verrà concesso sarà possibile scoprirlo solo nei prossimi mesi.

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