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Sfacciata e sfaccettata: Taormina, l’anima sconosciuta di una bellezza esuberante CLICCA PER IL VIDEO

venerdì 17 Dicembre 2021

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Meta turistica internazionale e simbolo del fascino siciliano senza tempo, Taormina è avvolta dallo stesso mistero delle grandi dive del cinema di una volta. Prorompente e meravigliosa agli occhi del grande pubblico, nasconde un volto segreto, autentico e vagamente malinconico, riservato solo ai visitatori più attenti.

UN PO’ DI STORIA…

Taormina è una città collinare sulla costa orientale della Sicilia, in provincia di Messina. E’ nota per il Teatro Antico, l’Isola Bella e per il suo splendido panorama che abbraccia l’Etna, lo Ionio spingendosi oltre con lo sguardo, fino alla costa calabra. Una perla incastonata tra mare e montagna, storia e contemporaneità. Sulla sua origine, le notizie sono molte ma incerte. Secondo Diodoro Siculo, i Siculi abitavano la rocca di Taormina, già prima dello sbarco dei greci di Calcide Eubea nella baia di Taormina (753 a.C.). L’antica Tauromenion, vide l’avvicendarsi di greci, romani, arabi, passando poi al periodo normanno-svevo prima e angioino-aragonese in seguito fino alla dominazione borbonica, l’ultima prima dell’Unità d’Italia.

Con Piero Arrigo, Architetto e appassionato di storia locale, scopriamo alcune curiosità sul Castello di Taormina (tra le costruzioni più affascinati e misteriose) e sul territorio taorminese.

Il castello è uno dei monumenti più importanti di Taormina per la sua ubicazione. Trovandosi in un punto strategico, dal Castello di Taormina, chiamato Castel Tauro, si gode di un panorama meraviglioso a 360 gradi: Taormina centro, Etna, Castelmola, le campagne di Mola, la vallata di Letojanni, Forza d’Agrò, lo stretto di Messina e la Calabria. Secondo molti storici, questo maniero era l’acropoli di Taormina al tempo dei greci. Il geografo arabo Idrisi, stabilitosi in Sicilia, a Palermo, alla corte di Ruggero II, lo descrive come uno dei castelli più importanti della Sicilia perché in interrelazione con altri castelli come Sant’Alessio, Calatabiano, Francavilla e Castelmola”. E’ sicuramente medievale anche se potrebbe risalire al periodo saraceno (i taorminesi lo chiamano castello saraceno). Fu ricostruito nel 1200, non più come castello ma come fortezza. Oggi, si vede un recinto trapezoidale che ingloba una grande coorte al centro dove probabilmente stazionavano i soldati alloggiati in tende. Per arrivarvi bisognava venire a piedi o a dorso di mulo mentre, per gli approvvigionamenti, si contava sui buoni rapporti di vicinato con Castelmola. Da Taormina si arrivava attraverso una mulattiera che ancora esiste e che è diventata la Salita della Madonna delle Rocca. L’interno del castello-fortezza è costituito da un mastio, una grande cisterna, esistono dei sotterranei, e un grande vano in cui  probabilmente venivano custoditi vettovaglie e armamenti.

Nella zona di Taormina, è ancora visibile una garitta dove si trovava una campanella d’allarme azionata in caso di pericolo. E’ probabile che, attraverso alcuni segnali luminosi, l’allerta arrivasse anche ai castelli vicini. Per il resto, non si hanno molte notizie fatta eccezione per il fatto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, al castello venne posizionata una batteria antiaerea a difesa di Taormina.

Taormina è una città unica, è un’isola nell’isola che si distingue dalle realtà limitrofe. Dopo aver visitato il centro storico, il Teatro Antico e l’Odeon, Isola Bella, la Villa Comunale, i Palazzi storici, le chiese e il Duomo, fate un salto alla Necropoli di Cuculunazzu di Mola, l’antica necropoli dei Siculi o provate a raggiungere Monte Venere. Secondo alcuni, un po’ come Erice, in questo luogo, si trovava il tempio di Venere. Se Erice era il faro per chi veniva dall’Africa, Monte Venere lo era per chi proveniva da Grecia. Passeggiando, potreste imbattervi in alcuni blocchi ciclopici. Le tracce, forse, di una costruzione importante come un tempio in antis, una cella chiusa con colonnato davanti dove venivano svolti riti in onore di Venere. Al momento, si tratta solo di ipotesi ma, quel che è certo è che Monte Venere è una di quelle bellezze naturalistiche da valorizzare.

Un altro aspetto da riscoprire per conoscere a fondo l’identità di Taormina, riguarda l’artigianato locale. A raccontarlo, Michael Samperi, Intarsiatore del marmo e Marco Monforte, Ceramista

In pochi sanno che un tempo, Taormina, era famosa per la bravura dei suoi intagliatori di marmo i quali, trasformavano la pietra in meravigliose opere d’arte. Gli intarsi di Taormina, erano qualcosa di speciale. Il marmo intagliato, veniva ricoperto con tessere multicolore, proprio come un mosaico. Per vederne alcuni esempi, basta visitare l’interno del Duomo di Taormina. La navata centrale è sostenuta da sei colonne, tre per lato, su cui poggiano quattro arcate per lato; di queste sei colonne di marmo rosa di Taormina, quattro sono monolitiche, cioè ricavate da un solo blocco di marmo e sembrano (leggenda o realtà non è dato sapere), provenire tutte dal teatro Greco. Sull’altare della cappella a destra dell’altare maggiore, detta cappella delle Grazie, c’è una statua in alabastro della Madonna col Bambino Gesù in braccio, che risale al 1400 ed è attribuita allo scultore palermitano Antonio Gagini. Questa cappella fu costruita nel 1747 a spese di un devoto e, come dice l’iscrizione, fu composta con i marmi prelevati dal Teatro Greco. Al netto della veridicità delle iscrizioni e delle leggende popolari, resta evidente la maestria degli scalpellini taorminesi e la bellezza dei loro altari tutti fatti ad incastro con pietre colorate (marmo rosso, marmo giallo, grigio).

Quest’antica arte, purtroppo, è quasi del tutto scomparsa. Tuttavia, tra i vicoli di Taormina, cercando bene, potrete ancora sentire il rumore inconfondibile proveniente dalla bottega di uno degli ultimi intarsiatori del marmo. Oggi, vengono realizzati tavoli stupendi, quadri originali. Tra i soggetti più belli, il castello di Taormina, Castelmola, l’Etna, paesaggi floreali, liberty o frutto dell’immaginazione dell’artista. Su una lastra bianca di marmo di Carrara, si realizza un disegno, si crea un cassonetto e poi si procede con la scelta del marmo o della pietra da inserire.  Possono essere semplici ciottoli di mare o piccole pietre di montagna trovate in zona, o pietre preziose come l’onice blu dell’Iran o il lapislazzuli dell’Afghanistan. Anche i pezzi di lava trovano un posto in queste opere d’arte, soprattutto per le rappresentazioni del vulcano o delle olive. Dagli antichi romani alla Taormina di oggi, quest’arte arriva nelle case di tedeschi, americani, inglesi e del Nord Italia.

Non mancano pittori, scultori e ceramisti. In quest’ultimo caso, nonostante l’80% della ceramica acquistata e venduta nei negozi, provenga da Caltagirone e Santo Stefano di Camastra, esiste e resiste una realtà di nicchia che la produce all’interno di laboratori taorminesi. Una tradizione portata avanti da maestri artigiani e dai loro allievi apprezzata anche dai turisti sempre più interessati e attratti dalla produzione, dalla lavorazione della ceramica. Per questo, non è inusuale trovarli protagonisti di corsi dedicati a quest’arte e che si svolgono nel periodo delle vacanze o nei week end. Entrare in queste botteghe, vuol dire trovare una tradizione che per vivere deve rinnovarsi ogni giorno. Così, accanto alla ceramica siciliana e alla maiolica, alcuni ceramisti si dedicano a opere pittoriche mescolando colori come se stessero dipingendo un quadro ma, con gli stessi mezzi, strumenti e sostanze della ceramica tradizionale. Un’opera nell’opera.

Con il pasticciere Salvatore D’Amore, scopriamo le dolci eccellenze di Taormina. 

La “delizia alla mandorla”, è fatta con ingredienti tipici del territorio siciliano quali mandorla, miele e pistacchio, marmellata di arance, cioccolato di Modica. Il punto di forza della pasticceria taorminese, sono le materie prime che, unite alla maestria e alla passione dei pasticcieri, creano delizie apprezzate da tutti, turisti e non solo. Come per l’artigianato, anche la pasticceria abbina tradizione e modernità, realizzando eccellenze dal sapore antico ma dall’immagine accattivante. Il profumo invitante che arriva dalle pasticcerie di Taormina, il gusto della Sicilia in bocca, sono un’esperienza unica. Non è un caso se, negli ultimi anni, uno dei  punti di forza, dei motori del turismo, è il cibo, il food che soddisfa il palato di tutti e incanta le persone.

NATALE A TAORMINA…

“Il Natale a Taormina – sottolinea Arrigo –  è un’esperienza molto intima e particolare.  Nella frazione di Mazzeo, troviamo un presepe all’aperto. Gli abitanti, aprono le loro case ai turisti, ai visitatori offrendo zeppole, acciughe fritte, piccoli arancini, broccoli affogati, tutti cibi che facevano parte della tradizione culinaria siciliana del Natale. Per quello che riguarda il centro, le nostre vetrine sono sempre piene di oggetti interessanti di artigianato e di dolci come frutta martorana , cannoli, tortine con la ricotta. In piazza abbiamo l’albero di Natale circondato da un’aiuola circolare e giochi d’acqua. Al Palazzo dei Congressi e in Cattedrale, sono in programma dei cori e concerti natalizi.”

VISITA IL SITO https://castellidisicilia.it/

https://www.comune.taormina.me.it/

 

 

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