Le piogge che si sono concentrate nell’ultima settimana di marzo hanno permesso di chiudere con un bilancio pluviometrico positivo. Un mese che fino a giorno 24 è stato povero di precipitazioni.
Tuttavia, come era già avvenuto nei mesi autunnali, la disomogenea distribuzione delle piogge sul territorio ha beneficiato in eccesso le aree ionica e tirrenica messinese, lasciando buona parte delle aree sud-occidentali in uno stato di deficit rispetto alla norma.
Secondo quanto viene fuori dagli ultimi dati, il 2024 è stato il più arido, caratterizzato da temperature più alte e scarsità di piogge senza precedenti, confermando fino a questo momento questa tendenza. Il 2023, invece, il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica. Abbiamo visto nei mesi scorsi che gli invasi sono sempre più secchi e le ultime piogge non sono riuscite a riempirle, solo a marzo, per esempio si conta meno del 90% di acqua. Secondo i dati raccolti da Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), l’osservatorio risorse idriche, si tratta di un valore così basso che non si registrava addirittura dal 2010.
Le alte temperature hanno prosciugato gli invasi rendendo la situazione idrica sempre più problematica. E se consideriamo già la scarsa disponibilità di acqua, la nostra terra ha poche speranze di vedere un barlume di luce nei prossimi anni. Una crisi che sta cominciando a diventare strutturale. Se prima sapevamo che pioveva una certa quantità di acqua di pioggia, 700 millimetri circa, adesso il dato è variato, sceso fino a 400 millimetri d’acqua. Di conseguenza, una minore quantità di pioggia corrisponde a una minore quantità di acqua disponibile negli invasi artificiali, una minore ricarica di risorsa idrica e così via.
Nel mese di
febbraio (clicca qui) gli accumuli hanno
riguardato il territorio regionale con maggiore
omogeneità rispetto agli eventi di dicembre e gennaio. Tuttavia la fascia tirrenica è stata meno coinvolta da
circolazioni depressionarie che in prevalenza si sono sviluppate a latitudini più basse, ma, almeno per ciò che riguarda il versante messinese, aveva beneficiato in precedenza di accumuli molto elevati.
La media regionale in base ai dati della rete Sias risulta pari a 106 mm, di 23 mm superiore alla norma del periodo 2003-2022.
Ma cosa è successo nel mese di marzo?
La precipitazione media regionale in base ai dati Sias (servizio informativo agrometeorologico siciliano), pari a 84 mm, risulta di 3 mm superiore alla norma della serie dati 2003-2022 per il mese di marzo, estremamente variabile tra l’accumulo massimo mensile di 251,2 mm registrati dalla stazione Linguaglossa (CT) e le poche decine di mm registrate nel Trapanese e nell’Agrigentino, apporti pari a circa la metà di quelli attesi.
Il massimo accumulo giornaliero sulla rete Sias è stato registrato dalla stazione Pedara (CT) il giorno 7 con 101,6 mm.
Il numero medio di giorni piovosi, pari a 8, è risultato leggermente inferiore al valore normale di 8,8, ma anche in questo caso si è registrata una spiccata variabilità tra il massimo di 12 giorni piovosi registrati in diverse stazioni del Messinese ed il minimo di 4 giorni piovosi registrati a Pachino (SR).
Gli accumuli nevosi, ancora consistenti a inizio mese ad alta quota con 51 cm di altezza del manto nevoso presso la stazione Cesarò Monte Soro (ME) a 1840 m s.l.m., si sono progressivamente ridotti e annullati, specie durante la fase calda a metà del mese, tuttavia le nevicate occorse a fine mese hanno riportato l’altezza del manto nevoso a 39 cm.
A fine marzo, le condizioni delle colture sono ovunque radicalmente diverse da quelle dello stesso periodo del 2024. Grazie alle piogge dei mesi precedenti, le condizioni dei seminativi e delle foraggere sono in genere ottimali come non accadeva in modo così generalizzato da diversi anni.
Le piogge di fine mese hanno permesso di superare agevolmente la fase asciutta a metà del periodo, che si stava dilatando troppo a lungo. Anche laddove sono state scarse, le piogge sono state caratterizzate per lo più da bassa intensità e sono state accompagnate da basse temperature, massimizzando il loro beneficio per i suoli e prefigurando benefici anche per le colture arboree fino almeno alla prima parte del periodo estivo, grazie al raggiungimento quasi ovunque della piena capacità idrica di campo.
Come abbiamo già visto
(clicca qui),
ci troviamo al momento in una fase di valutazione della situazione per capire cosa ci aspetta questa estate.
Lo stesso Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario nazionale per l’emergenza idrica ha commentato la situazione: “Ho una visione pessimistica, il Meridione e le Isole hanno per i bacini una situazione peggiore dell’anno scorso, la prossima estate sarà particolarmente dura“.
Una situazione in divenire, che deve attendere le prossime settimane. L’estate 2025 sarà disastrosa come lo è stata quella scorsa? Non ci resta che attendere.
Sono ancora incerte le prospettive sulla disponibilità estiva di risorse irrigue, visto il non soddisfacente accumulo di riserve idriche che ancora caratterizza diversi invasi.