“Indosserò la fascia tricolore per impedire che nuovi pozzi vengano realizzati in un bacino idrico già abbondantemente depauperato e violentato”. Così il sindaco di Santo Stefano di Quisquina (AG), Francesco Cacciatore, durante un vertice svoltosi ieri in prefettura ad Agrigento sull’emergenza idrica alla presenza tra gli altri del capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina.
Tra i temi sul tavolo il reperimento di nuove risorse idriche, soprattutto pozzi già esistenti o da scavare e sorgenti a oggi sottoutilizzate. Il primo cittadino ha respinto con forza la richiesta di ulteriori escavazioni di nuovi pozzi dal bacino idrico della Quisquina, da cui vengono prelevati centinaia di metri cubi al giorno, anche per essere commercializzati come acqua minerale.
“I dati tecnici – prosegue Cacciatore – dicono chiaramente come il livello di soglia della falda si è notevolmente abbassato, vi è un problema ambientale e idrogeologico da salvaguardare che non può essere sottovalutato. Per quanto mi riguarda indosserò la fascia tricolore non per requisire e individuare nuovi pozzi ma per impedirne la nuova realizzazione”, ha concluso.
Il vertice di ieri è servito per fare il punto sulla drammatica situazione vissuta da quel territorio ma soprattutto sulle prospettive attuali in termini di dotazione idrica.
Secondo una stima nei due mesi i comuni serviti dalla diga Castello (San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, Raffadali, Joppolo Giancaxio, Favara, Aragona, Comitini e diversi quartieri del capoluogo)
Già ieri la Prefettura e Protezione civile avevano diramato una direttiva ai sindaci per attivare iniziative di ricerca di risorse idriche sui propri territori, individuando nuove sorgenti e realizzando nuovi pozzi per recuperare almeno 100 litri di acqua al secondo che consentirebbero di evitare il totale stop alle forniture dei cittadini.
Al momento gli unici pozzi attivati sono quelli di Favara e (prossimamente) di Sciacca, ma non sono sufficienti per coprire il fabbisogno individuato.