I sistemi previdenziali delle Camere di commercio siciliane rischiano di far implodere le Camere stesse. Sì, perché nell’Isola, a differenza di quanto accade nel resto del Paese, esse sono dotate di un’organizzazione pensionistica autonoma che negli anni ha prodotto notevoli buchi e che adesso, in seguito alla riforma camerale, rischia di collassare. Per questo ieri a Palermo i presidenti degli enti hanno incontrato quello della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore regionale alle attività produttive, Mariella Lo Bello, per chiedere l’intervento del governo.
È un momento molto difficile per le istituzioni che rappresentano il tessuto produttivo del territorio. Tutti gli organi di vertice delle Camere, infatti, si trovano a fare i conti con una situazione contabile drammatica. A comprometterla è la voce pensioni e stipendi che grava più del dovuto sui bilanci.
La questione si trascina da anni, ma adesso i nodi sono arrivati al pettine. I veleni e le polemiche che hanno accompagnato negli ultimi due anni il processo di accorpamento determinato dalla legge di riorganizzazione del sistema camerale, di certo non ha giovato. Già all’indomani della sua elezione, avvenuta nel febbraio scorso, il presidente della Camera di Palermo ed Enna, Alessandro Albanese, aveva lanciato l’allarme. Una soluzione va trovata. Impossibile continuare a prendere tempo. Bisogna trovare al più presto le risorse necessarie per ripianare il deficit.
“Si tratta – secondo le Camere di Commercio – di un’anomalia normativa tutta siciliana e per questo abbiamo chiesto al governo regionale di intervenire e trovare prontamente una soluzione che salvaguardi questi enti strategici per lo sviluppo economico e per il tessuto imprenditoriale locale. Il governo, dal canto suo, si è impegnato a risolvere la questione. Ci auguriamo che tutte le forze politiche scendano in campo per difendere la “Casa delle imprese” e per scongiurare il rischio default dell’intero sistema camerale isolano”.