Sempre più imprenditori avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento, apportando capitali propri, di imprenditori e soci, o di terzi attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso. Lo afferma un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).
Negli ultimi tredici anni, la Sicilia ha subito una drastica riduzione del credito alle imprese, confermando una tendenza nazionale che vede le aziende sempre meno dipendenti dalle banche.
I DATI SICILIANI
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, dal 2011 al 2024 i prestiti bancari alle imprese siciliane sono calati di circa il 42,6%, passando da 31,8 miliardi di euro a 18,3 miliardi.
Le province in difficoltà con il credito bancario
Un calo che ha colpito tutte le province, con punte particolarmente negative a Siracusa e Agrigento e Palermo.
Siracusa è tra le province italiane che hanno subito il crollo più drastico del credito bancario, con una riduzione del 56,8% in poco più di un decennio. Seguono Agrigento (-48,4%) e Palermo (-48,7%), a conferma di un trend che ha reso sempre più difficile per le imprese locali accedere a finanziamenti bancari.
Le cause? Da un lato, la stretta sul credito operata dalle banche, costrette a valutare con maggiore rigidità il merito creditizio. Dall’altro, una scelta delle imprese siciliane di ricorrere a fonti alternative di finanziamento, come autofinanziamento, capitale proprio o raccolta di fondi sul mercato.
Le province che risparmiano di più
Se da un lato le imprese siciliane ricevono meno prestiti, dall’altro aumentano i loro depositi bancari. Tra il 2011 e il 2024, i risparmi delle aziende sono cresciuti in tutta la regione, con aumenti superiori al 160%. In particolare, Enna (+278,9%) e Catania (+147%) si distinguono per una crescita notevole dei depositi aziendali.
Questo fenomeno può essere letto in due modi: da un lato, testimonia una maggiore prudenza finanziaria da parte degli imprenditori siciliani, che scelgono di accumulare liquidità piuttosto che investirla in nuovi progetti.
Dall’altro, segnala la difficoltà di molte imprese ad accedere a prestiti bancari e la necessità di fare affidamento sulle proprie risorse.
Meno credito, più risparmi: un paradosso siciliano
Il quadro che emerge è un paradosso. La Sicilia si trova in una situazione in cui le imprese ricevono sempre meno prestiti dalle banche, ma al contempo aumentano i depositi. Questo potrebbe essere segnale di un sistema produttivo che cerca maggiore autonomia finanziaria o di un’incertezza economica che spinge le imprese a tenere più risorse disponibili, temendo future difficoltà.
La tendenza siciliana rientra in un fenomeno nazionale, ma con caratteristiche proprie. Mentre in regioni come il Nord-Est il calo dei prestiti è stato compensato da un boom dell’autofinanziamento, in Sicilia molte aziende si trovano in difficoltà, senza accesso al credito e senza strumenti finanziari alternativi.
Il rischio è che la riduzione dei prestiti possa penalizzare la crescita economica della regione, già alle prese con una situazione economica fragile.
I DATI NAZIONALI
A fine 2011, quando iniziò la crisi dei debiti sovrani, i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro; verso la fine del 2024 la quota è scesa a 666 miliardi (-329 miliardi) con una contrazione del 33%. Nello stesso arco temporale i depositi bancari delle aziende sono passati da 219 a 519 miliardi (+300 miliardi) pari a un +137%.
Unione Europea: i prestiti sono aumentati, con punte record in Francia e in Germania
Secondo i dati della BCE4 , tra il 2011 e il 2023 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili per un confronto europeo), non tutti i paesi monitorati hanno subito una contrazione dei prestiti bancari alle imprese.
Anzi. Il dato medio dell’Area dell’Euro, ad esempio, è stato pari al +4,3 per cento (+188,6 miliardi di euro), con picchi positivi, per i big, del +61,4 per cento in Francia e del +46 per cento in Germania che, in valore assoluto, possono contare su un’esposizione degli istituti di credito verso le attività economiche che, rispetto al nostro importo, a Parigi è più del doppio e a Berlino, invece, è leggermente inferiore al doppio.
Tra le nazioni economicamente più importanti solo la Spagna ha registrato una flessione superiore alla nostra. Se in Italia la riduzione è stata del 30,9 per cento, Madrid ha visto scendere i prestiti del 46,7 per cento. In difficoltà anche le aziende dei Paesi Bassi che hanno subito una riduzione dell’8,1 per cento.
In Italia la contrazione dei prestiti alle imprese impatta al Centro e nel Sud
In Italia tra il novembre 2011, picco massimo dei prestiti alle imprese, e lo stesso mese del 2024 (ultimo dato disponibile), la maggiore contrazione delle consistenze si è verificata nel Centro (-42,6%) e nel Sud (-42,4%).
In termini assoluti la riduzione più importante ha interessato il sud con un calo di 118,1 miliardi. A livello provinciale le flessioni più significative si sono verificate a Siena (-59,1%), Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%). Le uniche province che hanno il segno più sono Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5%). Il dato medio nazionale è stato del -34,9%.
Sul fronte dei depositi, sempre nei 13 anni presi in considerazione, il Nordest è la macro area che ha subito l’incremento più importante nei depositi delle aziende (+178%). La provincia con più depositi è Cremona (+298,3%). Seguono Bolzano (+281,6%), Enna (+278,9%), Salerno (+270%) e Potenza (257,7%. L’unica provincia d’Italia che ha visto diminuire i risparmi è stata Siena con il -20,1%.
L’altra faccia della medaglia, puntualizza la Cgia, riguarda molte micro imprese, per le quali alla contrazione dei prestiti non è seguita alcuna forma di autofinanziamento bensì un progressivo deterioramento economico/finanziario, che le potrebbe aver fatte scivolare nell'”area grigia” dell’insolvenza o, peggio ancora, a rivolgersi al mercato del credito illegale.
L’andamento del credito in Sicilia in questa analisi della Cgia di Mestre rispecchia la trasformazione profonda del rapporto tra imprese e banche negli ultimi anni. Il futuro dipenderà dalla capacità delle aziende siciliane di trovare nuove forme di finanziamento e dalla disponibilità del sistema bancario a sostenere le realtà più meritevoli.
Nel frattempo, il paradosso continua: sempre meno prestiti, ma sempre più soldi fermi nei conti correnti.
Fonte dati: https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2025/02/Credito-e-banche-15.2.25.pdf