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I dati

Sicilia isola che non legge, sempre meno libri pubblicati

domenica 29 Ottobre 2023

I siciliani leggono sempre meno. Sono dati allarmanti quelli pubblicati da uno degli ultimi rapporti Istat. La Sicilia nel 2021 è stata la Regione che ha fatto registrare la percentuale più bassa in Italia di persone che hanno letto almeno un libro non scolastico: appena il 27,4% con più di sei anni, rispetto a una media nazionale del 40,8%. Ma nel 2022 la media purtroppo scende ancora, attestandosi al 24%.

DATI IN CALO

Numeri che sconfortano senz’altro, soprattutto se rapportati con le medie, seppur basse, degli anni precedenti. Nel 2020, la percentuale di lettori era infatti del 29,5%, un dato già di per sé non propriamente elevato, ma che fa perdere oltre 2 punti percentuali in un solo anno. Di questi, il 55% avevano letto da 1 a 3 libri, mentre l’11,6% ne aveva letti 12 o più.

Andando più a fondo scopriamo come a livello nazionale l’abitudine alla lettura continui a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord con almeno un libro letto dal 48% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive invece al Centro. Al Sud la quota di lettori è nettamente più bassa con un dato pari al 29,5%. Realtà che differisce però molto tra Sicilia, come già detto al 27,4%, e Sardegna al 42,6%.

IL MERCATO EDITORIALE SICILIANO

Dati Associazione italiana editori

 

 

 

 

 

Certamente a preoccupare sono anche i dati del mercato editoriale che negli ultimi anni risulta in calo. Nell’Isola vengono pubblicati 1.500 titoli l’anno ma che rispecchiano solamente l’1,7% rispetto al totale nazionale. I volumi stampati e distribuiti sono poco più 2,2 milioni, l’1,1% del dato italiano.

Ad aggiungersi entrano in gioco i fattori di un mercato del cartaceo che negli ultimi anni sembra sempre più in difficoltà. Nel 2021, il 73% dei lettori di libri in Italia dichiara come i volumi letti nell’ultimo anno sono stati comprati in librerie fisiche, valori quindi comparabili a quelli del 2019 che si attestavano al 74%. Ma il numero dei lettori che dichiarano invece che i libri sono stati acquistati online è il 43%, in crescita di 5 punti percentuali rispetto all’anno 2019, (se la somma risulta essere maggiore di cento è perché erano possibili risposte multiple all’interno del sondaggio).

Le edicole, già precedentemente trattate in un nostro recente articolo, si attestano al 15%, grande distribuzione al 9% e cartolibrerie al 5%. Una maggiore facilità nel reperire libri che non si trovano altrove, possibilità di acquistare a qualsiasi ora del giorno (anche in piena notte) ed infine un maggiore risparmio di tempo sono tra i benefici percepiti da chi sceglie al giorno d’oggi il mercato online piuttosto che recarsi dai normali rivenditori sul territorio.

 

 

Le pubblicazioni si sono ulteriormente ridotte nel 2021. A pesare, osservano dall’Istat, è anche il fatto che durante la pandemia “la fruizione digitale ha avuto un’ampia diffusione”, mentre “le versioni cartacee erano ostacolate dalle limitazioni e restrizioni imposte dall’emergenza”.

LETTORI DEBOLI O FORTI

Dati Associazione italiana editori

La maggior parte dei lettori in Sicilia (il 52,9%) si conferma come lettore “debole”, dichiarando cioè di aver letto al massimo tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista. La percentuale scende ancora considerando chi ha letto tra quattro e undici libri (37,6%), e chi più di 12 libri (9,5%). Il numero dei lettori “forti” era maggiore nel 2020 e nel 2019 (rispettivamente 11,6% e 9,7%), mentre nel 2018 si era fermato all’8,1%.

COSA LEGGONO I SICILIANI?

È l’Associazione italiana editori a darci una mano con questa domanda. Le case locali stampano principalmente libri destinati a un pubblico adulto, per un totale di 1.329 nel 2021 e in misura decisamente minore volumi per ragazzi e titoli educativi (rispettivamente 129 e 42). Traducendo in copie, i libri per adulti superano oltre il 1,6 milioni di stampe, quelli per ragazzi invece si fermano a 122 mila e quelli educativi 457 mila. Emerge quindi una vera e propria sproporzione tra queste ultime categorie dovuta al fatto che, malgrado il numero di titoli sia minore, la platea di riferimento (scuole e università) è molto più ampia.

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