Mercoledì si sono incontrati Gaetano Armao e Nello Musumeci.
Un incontro cordiale tra due potenziali candidati del centro destra, come riferiscono da entrambe le parti, ma anche tra due amici che potrebbero correre insieme avendo in comune l’obiettivo di governare la Sicilia.
Armao, docente universitario e avvocato, assessore all’Economia di Raffaele Lombardo, preferisce non parlare di accordi o di spaccature: «Ci piace ragionare, vedremo insieme quale percorso sarà il migliore possibile per i siciliani».
Si concentra piuttosto sul suo manifesto per il futuro della Sicilia: #SicilianIindignati: «Niente a che vedere con gli indignados spagnoli. Si tratta dell’indignazione dell’uomo comune, del professore di scuola, di chi ha lavorato una vita e si vede rubato il futuro dei propri figli», spiega subito l’amministrativista palermitano e docente universitario:«Stiamo preparando una lista che si mette in ascolto e vuole rappresentare la gente che in Sicilia ha lavorato una vita, ce non vuole mandare i figli fuori dalla Sicilia e vuole ripartire. Ci rivolgiamo alla Sicilia laboriosa, che è orgogliosa di lavorare e punta a essere competitiva, dopo che in questi anni la Sicilia è stata svenduta a Roma da Crocetta e dal Pd».
Armao rinfaccia in tal senso “la rinuncia di circa 15 miliardi di euro, che ha impoverito i Comuni lasciandoli senza risorse, relegandoli al ruolo di gabellieri”, come si legge nel manifesto per il futuro della Sicilia un documento in cui si fissano paletti precisi.
Dall’emergenza lavoro, al disavanzo nella Sanità ai mancati investimenti in agricoltura con la Sicilia che”spende di più per pagare il debito pubblico che per gli investimenti”
Per Armao :«i grillini hanno fatto opposizione di giorno accordi di notte, come il Pd si è caratterizzata per una gestione scriteriata»
Il leader civico del centro destra individua comunque nella minaccia concreta dell’astensionismo:«Con il rivoluzionario di cartapesta Crocetta e i rinnovatori del nulla dei 5stelle si è presentato alle urne il 42% dei siciliani, nel 2008 si era arrivati oltre al 60%. L’offerta politica è stata fallimentare coinvolgendo il più basso numero di partecipanti. I siciliani si sono rifiutati di votarli. Per il referendum quando si è trattato di dire no a Renzi e alla sua fantomatica riforma, ha votato il 10% in più dei siciliani. Guidando alcune campagne del fronte del no, ho avuto modo di percepire direttamente questa partecipazione».
La scommessa di Armao dunque rimane quella di:«parlare alla Sicilia che non deve rifugiarsi nel non-voto. Non votare oggi è una sconfitta. Nessuno si illuda di poter restare tranquilla dietro la sua pensioncina. I valori immobiliari tra qualche anno scenderanno a un terzo se la Sicilia non cambia».
Tra gli assi di intervento del suo programma si trovano i temi ‘caldi’’della campagna elettorale: lavoro e lotta alla povertà, formazione, più investimenti in infrastrutture e riduzione dei costi per trasporti e carburanti.
Un’Autonomia rilanciata con un ammodernamento dello Statuto, il rilancio del turismo, del patrimonio culturale e il riordino della burocrazia regionale.
Insomma Armao ne fa una questione di linguaggio, ma anche di motivazione e di spinta alla partecipazione:«C’è ancora un cambiamento possibile ed è quello a cui pensiamo di poter indirizzare tutti i nostri sforzi».
L’avvocato palermitano che nel 2001 sfiorò la candidatura a sindaco di Palermo è in campo dunque per Palazzo d’Orleans.
La sua lista scende sui territori. Poi sarà compito degli equilibri della politica, che al momento faticano a trovare anche nel centro destra un forma compiuta, stabilire in che termini e con che ruolo si farà trovare pronto.