Succede sempre più con maggiore frequenza la possibilità di incappare nelle truffe “svuota conto“. Spietati e senza scrupoli, risalire all’identità di chi si cela dietro lo smartphone, per arricchirsi alle spalle di qualcuno meno “aggiornato” o che facilmente si lascia ingannare dai toni allarmanti dei falsi messaggi, spesso risulta più complicato del previsto. Il fenomeno, ormai, è divenuto talmente comune, con migliaia di persone soggette a tale pericolo, da non destare più stupore o chissà quale preoccupazione, innescando nelle vittime anche un senso di vergogna, solitudine o isolamento.
Una delle ultime segnalazioni ci è giunta da Carmela (nome di fantasia), una cittadina palermitana che ha visto giungere sul proprio cellulare un sms “sospetto” dalla propria banca: “In data odierna e stato rilevato un accesso da un nuovo dispositivo se non è stato lei accedi ora“. Un testo che sul momento potrebbe destare ansia e smarrimento, ma la signora Carmela non si è lasciata pervadere dal panico e ha riconosciuto il tentativo, anche al quanto maldestro, di truffa. I pochi dettagli e i tanti errori grammaticali hanno subito destato sospetto. A confermare l’ipotesi un semplice passaggio logico: “Se c’è un problema Unicredit lo segnala immediatamente, non un messaggio dicendo ‘in giornata c’è stato…’. Nei giorni scorsi, inoltre, la banca aveva diffuso un avviso in merito a possibili truffe in arrivo ai danni dei clienti“.
Una bella messa in scena, architettata in ogni dettaglio, dalla quale è impossibile sfuggire. A tutti almeno una volta è capitato di ricevere mail, sms o WhatsApp così ambigui, come tra l’altro avevamo anche scritto già (LEGGI QUI). C’è chi come la signora Carmela ha mantenuto la calma, ma in tanti sono caduti nella trappola. “Parlando con un’amica – ha raccontato – mi ha raccontato di una collega, tra l’altro anche più giovane di me. La truffa era simile, le hanno prosciugato il conto, ma non vuole che se ne parli perché si vergogna“.
Una storia dunque conclusa in lieto fine, ma che in realtà svela beffe, controsensi e l’alto tasso di vulnerabilità a cui tutti siamo esposti. Già, perché il racconto della signora Carmela non si limita solo al semplice messaggio, ma prosegue con il tentativo di sporgere denuncia. “Mi sono recata al commissariato per fare una denuncia e mi hanno indirizzata alla polizia postale. Questa chiude i servizi alle 12:00, ma alle 11:30 la porta era già chiusa. Insisto e mi dicono che ci sono già troppe persone a turno e non farei in tempo. Mi rimandano quindi al commissariato, a cui riferisco quanto mi hanno detto. L’agente al desk resta perplesso e, dopo una telefonata alle retrovie, mi chiede se la truffa ha avuto buon fine. Rispondo di ‘no’ e mi dice che se non è stata portata a termine non posso sporgere denuncia. Insisto. Dopo un’ulteriore consultazione telefonica mi dice di aspettare, che potranno ricevermi alle 14:00. A questo punto mi reco in banca, nella sede centrale. Anche loro mi dicono di rivolgermi alla polizia postale e che non possono far nulla“.
A spiazzare e a rendere ancora più deprimente questo continuo rimbalzare, senza esiti, da una parte all’altra è la mancanza di un chiaro indirizzo su come agire e tutelarsi. “Da tutti mi sono sentita dire: ‘Ce ne sono tanti tentativi di truffa così!’. Questo modo di fare, con una cittadina che volva soltanto spendersi per gli altri, è demotivante e molto poco collaborativo. Non ce l’ho con qualcuno, ma con questo modo di lavorare al minimo. La risposta più frequente è ‘Queste cose continueranno a succedere’, ma se non si fa qualcosa questa gente continuerà. Non possiamo diventare persone fragili in balia di gente senza scrupoli“.